Esce oggi il nuovo numero della rivista mensile Studi Cattolici (n. 647/gennaio 2015). Tra i contributi, uno speciale sulle serie televisive curato da Luca Gallesi e Eleonora Fornasari, ricercatrice dell'Università Cattolica dal titolo Le serie Tv & la rivoluzione dell'immaginario , del quale anticipiamo uno stralcio.
G li antichi miti degli dei e degli eroi rappresentavano, per le civiltà tradizionali, un'esperienza importante e condivisa che descriveva, e contemporaneamente decifrava, gli aspetti più complessi o misteriosi della realtà. In un mondo che, pur avendone disperatamente bisogno, non ne vuole più sapere di dei o di eroi, questa necessità viene parzialmente soddisfatta dai nuovi media, i cui contenuti scorrono soprattutto attraverso Internet, cambiando abitudini, tempi e luoghi dell'intrattenimento, e rivoluzionando principalmente il mondo e i palinsesti della televisione. Tra le novità più significative in questo campo, va segnalata l'apparizione, circa una decina d'anni fa, di un nuovo genere, quello della «serie televisiva», che ha rapidamente conquistato un vasto e appassionato pubblico, riscuotendo unanime consenso dalla critica. Racconto per immagini e suoni, la serie tv si distingue sia dal film che dal vecchio telefilm per lo stesso identico motivo, cioè per la sua serialità, divisa in puntate e stagioni, che organizza lo svolgimento della storia in un susseguirsi di episodi che sono capitoli di una medesima, lunga trama. Anche se non c'è una particolare specificità che leghi la serie al mezzo televisivo, come dimostrano opere del tipo di Heimat , concepito per il cinema ma prodotto come una serie, la struttura narrativa puntata-stagione-serie si presta comunque particolarmente a essere sfruttata innanzitutto dal mezzo televisivo, per dilagare poi sulla miriade di strumenti multimediali che vanno dal telefonino al tablet, dall'iPod al computer, in un turbinoso dilagare di immagini condivise e frammentate.
Quali sono, dunque, i nuovi mondi offerti da queste mirabolanti produzioni? Ce ne sono davvero di tutti i tipi, e soprattutto per tutti i gusti: dagli universi paralleli di Lost alle (molto discutibili) ricostruzioni storiche dei Borgia , dai mondi post-apocalittici di Walking Dead a quelli horror-fiabeschi di Once upon a Time e Grimm fino ai crudeli e celebrati scenari metropolitani nei quali si muovono assassini seriali come Dexter , famiglie mafiose come i Sopranos e spietati narcotrafficanti come i protagonisti di Breaking Bad . Insomma: parliamo, sembra, di storie decisamente poco edificanti, e soprattutto totalmente inadatte a un pubblico men che maturo. Su questa seconda osservazione siamo assolutamente d'accordo, mentre sulla prima nutriamo qualche riserva, partendo dalla considerazione che la rappresentazione della realtà ha sempre a che fare con un frammento di verità, che ci può aiutare a comprendere meglio il mondo in cui viviamo, premessa necessaria, anzi, indispensabile, per poterlo migliorare. Personaggi decisamente negativi, ma altrettanto innegabilmente articolati e riusciti, come Tony Soprano, Dexter Morgan e Walter White, con tutta la loro disumana cattiveria mettono in scena la complessità umana, impastata di bene e male in misura disuguale, ma dove un barlume di luce può farsi splendore o spegnersi definitivamente.
Del resto, il crimine è sempre stato un tema tra i più sfruttati dalla narrativa, anche se, in passato, c'era sicuramente meno compiacimento nella sua rappresentazione. Senza svelare troppi dettagli, che oltre a essere noiosi potrebbero rovinare (o meglio, spoilerare) la sorpresa di chi volesse poi vedere questi programmi, ci limitiamo a poche osservazioni sulla contraddittoria ma innegabile «moralità» di alcuni cattivi. Dexter, ad esempio, è, di giorno, un perito che esamina per la polizia scientifica di Miami le tracce ematiche lasciate sui luoghi del delitto, che di notte si trasforma in un efferato giustiziere, votato a uccidere gli assassini lasciati impuniti dalla legge. È ovviamente uno psicopatico, traumatizzato dalla tragica morte della madre cui ha assistito quando era un bimbo piccolissimo, ma le sue azioni seguono un codice preciso insegnatogli dal padre, il quale, anche se defunto, continua ad apparirgli, aiutandolo a rispettare «le sue regole». Tony Soprano, boss mafioso colpito da attacchi di panico che cerca di curare con le sedute psicanalitiche, ruba, spaccia e uccide, ma cerca di darsi delle regole, la prima e inviolabile delle quali riguarda la sua famiglia, che per lui è sacra, e va tenuta lontano dal crimine. «Non so niente di morale, ma ho delle regole», afferma testualmente, e non possiamo che essere d'accordo con lui, accreditandogli, paradossalmente, una distorta integrità morale che viene invece meglio incarnata dalla figura della moglie, Carmela Soprano, il vero capofamiglia. Walter White, un frustrato professore di chimica malato di tumore che diventa produttore e trafficante di metamfetamine per garantire una sicurezza economica alla famiglia, e soprattutto al figlio handicappato e alla bimba che deve ancora nascere, è, comunque, un uomo con una sua etica precisa, che seguirà fino alla tragica fine.
Ripetiamo: stiamo parlando di eroi negativi, che meriteranno, ciascuno, un destino atroce e violento come la loro esistenza.
Non sono sicuramente un esempio, ma, a loro modo, dimostrano una certa, per quanto distorta, tenuta morale, talvolta più ammirevole di quella melassa ipocrita che purtroppo caratterizza l'esistenza di molti esseri umani.In fondo, sta anche scritto che Dio rigetterà i tiepidi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.