A cinquant'anni dalla morte, l'università L'Orientale di Napoli dedica a Ramón Gómez de la Serna (1888-1963) due giornate di studio, oggi e domani. I motivi vanno cercati nella «napoletanità» del grande scrittore spagnolo che nella città partenopea trascorre lunghi soggiorni ed ambienta i libri Il dottore inverosimile, Il torero Caracho, nonché l'importante romanzo Donna d'ambra. Quando Ramón abbandona Napoli, gli amici della rivista 900, fondata da Massimo Bontempelli con cui collabora assieme a James Joyce e Ilja Erenburg, gli organizzano un festoso banchetto di commiato. È noto che il Gruppo 900 caldeggia una nuova letteratura che si allontani dai retaggi del verismo e della tradizione dialettale, come pure rifiuta l'opprimente magistero estetico di Croce. Per Ramón, Napoli è la città intrigante e surreale che guarda verso il futuro. Lo affascina la rumorosa vitalità della gente, il suo spensierato ottimismo anche di fronte all'immagine dolorosa della morte; lo attraggono gli eccentrici funerali barocchi che sfilano per le strade, espressione di una straordinaria volontà di vita.
Ramón fu assai popolare in Italia nei primi decenni del Novecento. Traduttore del manifesto futurista di Marinetti e vicino alle esperienze di Soffici e Palazzeschi, ebbe tra i suoi ammiratori anche Giovanni Papini che gli dedicò un capitolo di Gog (1931), intitolato Ramón e i minerali. Lo stesso Montale, sotto il titolo Frottole (1941), riunì spunti e microcosmi ramoniani; in tempi più recenti, Gesualdo Bufalino nel volume Schiribizzi (1997) raccolse le migliori greguerías dello scrittore spagnolo.
In effetti Ramón, autore di una vastissima ed eclettica produzione letteraria, è ricordato soprattutto come l'inventore della greguería, una capriola verbale basata su folgoranti ponti associativi, i cui ingredienti fondamentali sono metafora e umorismo. Eccone alcune: «L'ateo non dovrebbe avere l'osso sacro»; «Le mosche sono gli unici animali che leggono i giornali»; «La giraffa è la scala antincendio degli animali».
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