Nino Spirlì, dalla politica all'arte, per far grande il Musaba, il parco museo nel cuore dell'Aspromonte

Il vicepresidente del Musaba Nino Spirlì, racconta la sua esperienza e i progetti per il parco museo laboratorio di arte contemporanea, vero gioiello nel cuore dell'Aspromonte

Nino Spirlì, dalla politica all'arte, per far grande il  Musaba, il parco museo nel cuore dell'Aspromonte

Incastonato tra le rocce secolari ai piedi dell’Aspromonte, protetto dalla natura rigogliosa in cui si fonde, c’è un “diamante grezzo” di rara bellezza, il Musaba. Un parco museo laboratorio di arte contemporanea, che si sviluppa attorno ai resti di un antico complesso monastico del X secolo. Un mix inedito di antico e moderno che trascina il visitatore in un’esperienza immersiva e a tratti surreale, che merita davvero di essere vissuta. Nato sul finire degli anni ’60 dalla mente geniale di due artisti Nik Spatari e Hiske Maas che si innamorano di quel luogo così magico nel cuore della Locride e decisero di dargli nuova vita, facendolo diventare un luogo di sperimentazione artistica, dove trasmettere e condividere nuove frontiere di tecnica, materia, forma e colore. Ora, dopo una lunga esperienza in politica a fianco della compianta Jole Santelli, a prendere l’eredità di Nik Spatari, direttamente dalle mani di Hiske Maas è Nino Spirlì, già presidente della regione Calabria è diventato vicepresidente di questa meraviglia di colori e sensi che è il Musaba. Dalle sue parole un grande progetto, per ampliare un orgoglio italiano di rara bellezza che con la sua arte rappresenta anche un presidio di legalità.

Cosa ha rappresentato per lei questa nomina?

“Il coronamento dell’enorme lavoro politico che ho sempre portato avanti nella mia casa, che è la Calabria. Nonostante io sia un po’ più rivoluzionario, sono cresciuto con l’esempio di mio padre a pane e ideologia. Lui era un liberale che ha sempre amato la politica pulita e io ho vissuto in quell’ambiente di centrodestra elegante e garbato, che come grande insegnamento, non guardava al passato, ma si proiettava verso il futuro. Quando è arrivata la telefonata di Matteo Salvini a due voci insieme a Jole Santelli, ho vissuto tutto questo come il punto di arrivo di tanti sogni e progetti che, nei 22 anni della mia amicizia con lei, abbiamo fatto per la nostra regione. Quando lei se n’è andata, per me è stato il secondo grande lutto dopo la morte di mio padre”.

Ora è vicepresidente del Musaba, come si trova in questi nuovi panni diversi dall’impegno politico?

“La ‘chiamata’ amministrativa, come dico io, più che politica, l’ho accettata e portata avanti con un enorme senso del dovere come è mio carattere, e sono fiero di aver fatto tutto da solo. Ho dovuto chiudere le porte ai satrapi della politica, seguendo tutti gli insegnamenti di quella politica pulita, che avevo imparato nella famiglia e insieme a Jole. È stato necessario per difendere la Regione dall’”assalto alla diligenza” nel tempo del Covid. Oggi sono ornato di occuparmi dell'arte, della comunicazione e di quello che si chiama “il mondo della cultura”, ovvero qualsiasi attività del vivere umano. Ora queste attività prendono il 100 per cento del mio impegno, tanto da aver rifiutato qualsiasi richiesta politica. Ho recuperato la mia libertà ideologica, e voglio giocare alla mia maniera”.

Ha parlato spesso della “malanomea”, così l’ha chiamata lei, che ha l’Aspromonte. Musaba con la sua grande forza culturale, rappresenta una sorta di presidio della legalità?

“Il Musaba è quanto di più nobile che insieme alla natura, l’Aspromonte abbia prodotto. L’artista Nik Spatari e la sua compagna Hiske Maas lo avevano scelto come casa, nido e laboratorio. Non è un museo ma un laboratorio aperto e libero dell’arte. Sono 7 ettari di natura incontaminata e arte, che convivono insieme e sono realmente presidio della legalità. Perché è nella totale libertà che c’è il rispetto della legge. e quindi l’onestà. In questi 60 anni dalla sua creazione, tanti sono stati gli assalti arrivati dalla malapolitica”.

Un presidio così importante ha dato fastidio a qualcuno?

“Lo ha fatto e continuerà a farlo. Ora l’arma più appuntita della malavita, che non è solo 'ndrangheta, ma anche molte forme di associazionismo e ovviamente la malapolitica, è la comunicazione. La volontà di diffondere maldicenze, mettere in ridicolo, creare dubbi e sospetti, mentre sono proprio loro la “malarazza” che fa spesso leva sulla gente più semplice. Però il Musaba non si fa assaltare né catturare, in questa sua idea di libertà dell’arte e del rispetto della natura”.

Questo laboratorio d’arte è un posto di enorme attrazione sia per gli italiani che per gli stranieri, alla luce di quello che ha appena detto, come viene vissuto invece dalla gente del posto?

“Sono arrivato da vicepresidente, su richiesta di Hiske Maas a gennaio di quest’anno, e avevo trovato i calabresi un po’ disattenti nei confronti del Musaba. In questo primo semestre abbiamo invece avuto un boom di visite soprattutto di famiglie e giovani calabresi. Ed è questa la grande novità. La Calabria ha riscoperto il Musaba, lo visita e ci ritorna, perché una sola volta non basta a godere appieno dei sette enormi ettari di natura meravigliosa. Poi ci sono le opere, un patrimonio artistico enorme. Solo di Spatari sono quasi tremila”.

Anche in così poco tempo è riuscito a fare moltissimo per far conoscere il Musaba.

“Sono convinto che dovrebbe entrare tra le perle dell'Unesco. Il mio intento è che venga riconosciuto come patrimonio dell’umanità, perché è un progetto enorme se pensiamo che Spatari era sordo. Lui è l’esempio di come, da totalmente isolato perché non sentiva, e anche senza istruzione, si possa diventare quel genio leonardesco che è stato. Lui era un pittore, scultore, architetto. Il complesso con le camere, dove si può anche soggiornare all’interno del Musaba, sono meravigliose opere d’arte. Così come la Rosa dei venti: un’istallazione pazzesca. Nel suo progetto c’era poi anche il recupero dell’antico. Ci sono terme romane, insediamenti Basiliani (dove vivevano le comunità monastiche italo-greche dell'Italia meridionale, ndr), una Grangia certosina che è stata recuperata da quelli che erano ruderi, diventando qualcosa di vero, vivo e tangibile. Ma non è solo quello: ci sono tutte le costruzioni progettate da lui con i tetti ondulati in omaggio alle cine dell’Aspromonte e oltre questo un’enorme eredità in filmati. Decine di ore di girato ad 8, 16 e 32 millimetri. Non solo della nascita del museo, ma praticamente uno scorcio su tutta la Calabria dei primi anni ’60. Sto finendo la catalogazione, digitalizzeremo tutto il girato e lo metteremo a disposizione dei visitatori, in una delle sale del Musaba”.

Quali saranno i prossimi progetti che ha in mente per il museo

“Intanto c'è da recuperare fondi che da noi non sono mai arrivati. Il Musaba non ha mai ricevuto nessun aiuto pubblico, tutto quello che è stato fatto è merito di Hiske Maas e Nik Spatari. Non c'è mai stato nessun intervento, se non l'aiuto di operai, volontari e artisti, che hanno dato una mano a tirare su le pietre, ad impastare il cemento o inchiodare le assi.

Prossimamente la cosa più importante da fare, è portare al termine questo grande progetto che ha lasciato Spatari per aumentare il volume dell'area espositiva, con una sorta di serra di legno e cristallo da costruire intorno al Musaba. Con questa nuova area si potranno aumentare il numero delle opere, che consegneremo ai visitatori. Questo è il progetto per i prossimi mesi. Spero di portarlo a termine nell'arco di un anno”.

Nino Spirlì Iske Maas
Hiske Maas fondatrice e Nino Spirlì vicepresidente del Parco Museo Musaba. Fondazione Spatari/Maas

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