D2O: una sigla semplice, quella dell'acqua pesante. Deuterio e ossigeno, indispensabile moderatore chimico di neutroni da immettere in un reattore atomico insieme al Plutonio 239: l'isotopo più importante per raggiungere la fissione nucleare. E questo è il motivo per il quale parliamo di un pugno di giovani norvegesi che cambiarono le sorti del Secondo conflitto mondiale nella valle di Telemark.
Sono gli inizi del 1939 quando i tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann pubblicano i loro studi sulla fissione nucleare. Adolf Hitler è già cancelliere del Reich e il sogno della Grande Germania è una tangibile realtà. Mentre alla Columbia University, Robert Oppenheimer, Enrico Fermi e Albert Einstein iniziano a lavorare al Progetto Uranio - poi Progetto Manhattan - per raggiungere la fissione nucleare e produrre un'arma atomica, anche la Germania desidera raggiungere prima di tutti un'arma con un potenziale distruttivo capace di annientare un'intera città attraverso un unico strike. Da impiegare o come dissuasione o come deterrente, un'arma per far inginocchiare l'Europa intera alle sue pretese.
Per ottenere grandi quantitativi di acqua pesante, la Germania nazista, che aveva occupato la Norvegia durante l'Operazione Weserübung, sceglie la fabbrica Hydro di Vemork, nella parte meridionale del Paese scandinavo. Nel mezzo di una gola immersa nella neve, paradiso degli sciatori e patria della sciata Telemark, la compagnia norvegese nota per produrre fertilizzanti è l'unica in Europa capace di fornire il moderatore necessario. La Gestapo lo sa, e l'alto comando invia una guarnigione per impossessarsi della fabbrica e obbligare i dipendenti a incrementare la produzione a livelli folli: dai 10 chilogrammi al mese normalmente prodotti si passa ad una produzione di cinque chili di acqua pesante al giorno. La fabbrica diventa una minaccia per il mondo intero: se il Terzo Reich fosse capace di ottenere la quantità richiesta di acqua pesante per portare a termine i suoi test e concepire una bomba a fissione nucleare nessuno oserebbe più opporglisi. Il direttore della fabbrica se ne rende conto e lo comunica a membri della resistenza che operano nella zona. Sono Knut Haukelid e Joachim Rønneberg. Gli Alleati vengono informati e il risultato è una decisione inequivocabile: la fabbrica deve essere distrutta a ogni costo.
L'ipotesi più plausibile per neutralizzare la minaccia è affidare il compito ai bombardieri della Royal Air Force britannica, ma l'opzione potrebbe rivelarsi inefficace senza contare i danni collaterali. La fabbrica norvegese infatti è in una gola profonda 900 metri all'ombra delle montagne - la posizione è stata scelta apposta per facilitare la discesa di una vicina cascata che confluisce nei generatori di corrente idroelettrica - e tutto intorno vi è la cittadina di Vemork con i suoi abitanti. Il bombardamento viene declassato a extrema ratio e si procede organizzando una missione di sabotaggio per mano dei commandos del SOE (Special Operation Executive, ossia il braccio armato dei servizi segreti britannici) pianificata dopo l'esame delle informazione portate dall'Operazione Grouse ad opera della resistenza norvegese. I sabotatori verranno addestrati in Inghilterra e raggiungeranno la Norvegia su alianti Airspeed Horsa Mk.I. Lì si incontreranno con la resistenza, che nel frattempo avrà preparato una pista d'atterraggio nella zone ovest della valle per poi condurre il commando all'obiettivo e minare la fabbrica.
Il giorno prescelto per quella che sarà l'Operazione Freshman è la notte del 19 novembre 1942. Vi prenderà parte un commando di 50 sabotatori inglesi appartenenti al corpo dei Royal Enginieer della 1st Airborne Division; ma qualcosa va storto. Durante l'avvicinamento all'obiettivo, i quadrimotori Handley Page Halifax che trainano gli alianti vengono bersagliati dalla contraerea in prossimità dell'altipiano di Hardangervidda, vengono abbattuti dalla Flak e portano dietro a se gli Horsa che non riescono a sganciarsi in tempo. La missione fallisce in un disastro che causa la morte di tutto il commando. Bisogna ritentare.
Gli inglesi sanno che i componenti della resistenza, il Team Grouse, sono ancora operativi, e decidono di organizzare un altro tentativo si sabotaggio. La squadra, denominata "rondine", viene raggiunta la notte del 16 febbraio 1943 da sei commandos di nazionalità norvegese addestrati in Inghilterra e paracadutati da un Halifax del 138 Sqd. RAF insieme a contenitori CLE carichi di materiale per la missione. Dopo pochi giorni giunge l'ora "X" dell'Operazione Gunnerside per vendicare i commandos sacrificati nel precedente tentativo e per eliminare la minaccia dell'acqua pesante. Nella notte tra il 27 e il 28 febbraio il piccolo commando in uniforme britannica scende il burrone con delle corde d'arrampicata, eludendo la rigida sorveglianza, e si infila nello stabilimento Hydro. Vengono piazzate del cariche esplosive nelle camere di produzione e immagazzinamento. Collegata la miccia, tutti i serbatoi saltano in aria insieme ai 500 chili di acqua pesante prodotta e gelosamente custodita. Durante la fuga vengono lasciate tracce di attrezzatura inglese, come un fucile mitragliatore Thompson e altri oggetti, per ricondurre il sabotaggio a forze non norvegesi ed evitare rappresaglie nella popolazione.
Il raid è un successo, ma non c'è tempo di gioirne: i tedeschi prevenendo un sabotaggio avevano già da tempo prodotto dei ricambi in Germania, e la produzione di acqua pesante ricomincia a regime ancora più elevato già la settimana seguente. Agli Alleati non rimane che una scelta: il piano di contingenza che prevede il bombardamento a tappeto di tutta la valle deve essere portato a termine per scongiurare una volta per tutte la minaccia. L'assenso viene dato anche da Re Haakon di Norvegia, in esilio a Londra.
Il 16 novembre del 1943 una formazione di oltre 150 Fortezze volanti B-17 dell'USAF bombardano l'obiettivo ma senza sortire gli effetti sperati. La produzione di acqua pesante, se pur rallentata e ostacolata, prosegue e verrà inviata in Germania per evitare ulteriori rischi. La resistenza norvegese, informata del piano di trasferimento tedesco, allerta il comando alleato a Londra e viene concesso di procedere in quella che si rivelerà una strage per salvare le sorti del mondo. L'intera riserva di acqua pesante sarebbe infatti stata caricata sulla nave Ammonia di proprietà della Hydro, che sarebbe salpato dal lago Tinnsjøn. Knut Haukelid, consapevole di andare in contro all'omicidio di civili innocenti, si introduce nella sentina dell'imbarcazione piazzando delle cariche a tempo e il 20 febbraio del 1944 l'Ammonia salta in aria, inabissandosi con 14 civili norvegesi, l'equipaggio, un plotone di soldati tedeschi e tutti i serbatoi di acqua pesante prodotti nella fabbrica.
Il re di Norvegia dichiarerà la sua responsabilità nell'aver dato l'assenso a sacrificare vittime innocenti per impedire alla Germania nazista di conseguire il raggiungimento di un'arma letale che avrebbe potuto sovvertire l'esito dell'intero conflitto.
Knut Haukelid e Joachim Rønneberg, sopravvissuti entrambi alla guerra come i loro compagni, verranno ricordati come degli eroi e dei patrioti. Artefici di una delle operazioni di sabotaggio più riuscite dell'intero conflitto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.