Il segreto di Omero (e degli antichi)

Pubblichiamo, per gentile concessione dell'autore, un estratto del libro "Enea. L’ultimo dei Troiani, il primo dei Romani" (Salerno Editrice, 2020): Segui la presentazione del libro

Bimillenario della morte dell'imperatore Augusto, Ara Pacis a colori (LaPresse)
Bimillenario della morte dell'imperatore Augusto, Ara Pacis a colori (LaPresse)

Prendiamo ad esempio una storia celeberrima come quella di Ulisse, senza dubbio uno dei racconti piú noti e fortunati tra quelli trasmessi dalla cultura greca. Nell’Odissea, l’indovino Tiresia spiega che l’eroe è destinato a morire vecchio e felice al termine di un nuovo viaggio che lo porterà sino ai confini del mondo conosciuto; ma esistevano anche versioni secondo le quali Ulisse veniva ucciso per errore da Telegono, il figlio nato dalla relazione del re di Itaca con la maga Circe. E una simile compresenza di piú varianti riguarda pressoché tutti i miti. Ora, l’aspetto piú interessante di questa pluralità di versioni di un medesimo racconto è il fatto che esse convivono l’una accanto all’altra, senza che di nessuna si possa dire che sia piú "vera" dell’altra.

Se noi volessimo sapere come è davvero morto Ulisse, se di vecchiaia a Itaca o per mano del figlio Telegono, questa domanda semplicemente non avrebbe risposta: non esiste il vero modo in cui Ulisse è morto, esistono solo una serie di storie, diverse fra loro, che raccontano questa morte. Una simile circostanza risulta piuttosto sorprendente per noi, perché cozza con la nostra idea di religione o di storia sacra, ambito al quale appartengono le vicende degli dèi e degli eroi raccontate nel mito, un’idea che si è formata inevitabilmente sotto l’influenza determinante del cristianesimo.

Soprattutto nelle cosiddette religioni del libro, che racchiudono tutto l’insieme delle verità di fede in un unico testo, o in un corpus di testi, esiste di conseguenza una sola versione autorizzata di quelle verità. Perciò, è perfettamente legittimo porre a un credente di religione ebraica la domanda su come è davvero morto Mosè o a un cristiano quella su come è davvero morto Gesú, perché a queste domande esiste un’unica possibile risposta, che coincide con il racconto che di quegli episodi viene fatto nei testi considerati sacri dalle due religioni.

Enea - Libro

Nel mondo greco-romano non accade nulla del genere. In quelle due grandi culture non c’è mai stato infatti un libro sacro, un testo speciale, distinto da tutti gli altri, il quale stabilisse una volta per tutte che cosa è vero e che cosa è falso nei racconti sugli dèi e sugli eroi, selezionando una sola versione autentica e scartando tutte le altre come spurie, e neppure si è mai formata un’istituzione centralizzata che avocasse a sé il compito di elaborare e custodire il sapere sugli dèi.

I manuali di mitologia che abbiamo citato – da quello di Igino a quello di Apollodoro passando per le Metamorfosi di Ovidio – non sono in alcun modo paragonabili alla cosiddetta sacra scrittura degli Ebrei o dei cristiani; neppure Omero lo è, anche se i Greci attribuivano un’importanza enorme alle opere di questo poeta e facevano del loro autore un maestro di verità e il depositario di ogni forma di sapienza. Si tratta certo di testi prestigiosi, a volte molto antichi e venerandi, come è appunto il caso dell’Iliade e dell’Odissea, di capolavori dei quali nessuno metteva in discussione l’inarrivabile eccellenza artistica, ma che non avevano nulla di sacro, almeno nel senso che noi attribuiamo a questo termine quando ci riferiamo a un testo scritto.

Tanto è vero che un poeta poteva raccontare una versione della morte di Ulisse del tutto diversa da quella presente in Omero senza che nessuno lo accusasse per questo di aver violato la verità o, peggio ancora, di essersi macchiato di eresia.

Naturalmente, dal momento che Omero era un autore straordinariamente importante, la sua versione della storia di Ulisse – e di tutti gli altri, numerosi miti dei quali il poeta parla – poteva avere un prestigio speciale, un’autorevolezza superiore rispetto a quella di altri scrittori meno rilevanti: ma è questione di prestigio, appunto, di autorevolezza, non di verità.

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