Svetlana Aleksievich, cronista coraggio dell'utopia comunista

Svetlana Aleksievich ha pubblicato libri tradotti in oltre quaranta lingue e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra gli ultimi il Premio per la pace degli editori tedeschi alla Fiera di Francoforte (2013), il Prix Medicis Essai (2013) e il Premio Masi Grosso d’Oro Veneziano (2014)

Svetlana Aleksievich, cronista coraggio dell'utopia comunista

Far raccontare a donne e uomini, vittime e carnefici, un dramma corale, quello delle "piccole persone" coinvolte dalla Grande Utopia comunista, che ha squassato la storia dell’Urss-Russia per settant’anni, con conseguenze morali che giungono fino a oggi: è questo il cuore del lavoro letterario della scrittrice e giornalista Svetlana Aleksievich, 67 anni, emblema del coraggio degli intellettuali nell’era post sovietica, oggi ricompensata con il Premio Nobel per la Letteratura 2015, "per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo", come recita la motivazione dell’Accademia Svedese.

Il suo libro Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del Comunismo, tradotto in numerose lingue e in italiano da Bompiani nel 2014, sullo sfondo del grande dramma collettivo del crollo dell’Unione Sovietica e della tormentosa e problematica nascita di una "nuova Russia", costituisce il coronamento ideale di un lavoro di trent’anni. In quest’opera sono decine i protagonisti-narratori che raccontano cos’è stata l’epocale svolta tuttora in atto in Russia: contadini, operai, studenti, intellettuali, dalla semplice militante al generale, all’alto funzionario del Cremlino, al volonteroso carnefice di ieri forse ormai consapevole dei troppi orrori dello spietato regime che serviva. Nonchè misconosciuti eroi sovietici del tempo di pace e del tempo di guerra, i quali non sanno rassegnarsi al tramonto degli ideali e alle mediocri servitù di un’esistenza che, rispettando solo successo e denaro, esclude i deboli e gli ultimi.

Svetlana Aleksievich ha tratteggiato uno spaccato della tramontata "civiltà sovietica", redigendo, con la sua coraggiosa opera, quasi un’enciclopedia dei sogni dell’"uomo rosso", fecondata dal dono che ha l’autrice bielorussa di saper penetrare l’anima di coloro che hanno vissuto quell’epoca anche esaltante e stentano oggi ad adattarsi a un "tempo di seconda mano".

Nata il 31 maggio 1948 a Ivano-Frankivsk, città dell’Ucraina, situata nella parte occidentale del Paese, da padre bielorusso e madre ucraina, entrambi insegnanti nelle scuole rurali dell’allora Unione Sovietica, la giornalista e scrittrice è nota soprattutto per essere stata cronista, per i suoi connazionali, dei principali eventi dell’Unione Sovietica della seconda meta del XX secolo. Fortemente critica nei confronti del regime bielorusso, è stata perseguita da Aleksandr Lukasenko e i suoi libri sono stati banditi dal paese. Era accusata di essere un agente della Cia.

Dopo dodici anni all’estero, vissuti soprattutto a Parigi, è tornata da poco a Minsk. Svetlana Aleksievich ha pubblicato libri tradotti in oltre quaranta lingue e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra gli ultimi il Premio per la pace degli editori tedeschi alla Fiera di Francoforte (2013), il Prix Medicis Essai (2013) e il Premio Masi Grosso d’Oro Veneziano (2014). Dal 2013 il suo nome figurava tra i candidati al premio Nobel per la letteratura, che ora ha attenuto. Tra i libri di Svetlana Aleksievich sono usciti in Italia Preghiera per Cernobyl (2002), Ragazzi di zinco (2003) e Incantati dalla morte (2005), tutti e tre pubblicati dalle Edizioni e/o. Il suo libro di maggior successo è considerato Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del Comunismo, pubblicato in italiano da Bompiani nel 2014. "Per me non e tanto importante che tu scriva quello che ti ho raccontato, ma che andando via ti volti a guardare la mia casetta, e non una ma due volte".

Così si rivolge a Svetlana Aleksievich, congedandosi da lei sulla soglia della sua chata, una contadina bielorussa citata nel libro. Con la speranza di avere affidato il racconto della sua vita a qualcuno capace di vero ascolto.

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