da Roma
Alla vigilia della sua partenza per Kabul - da dove poi proseguirà per la Cina - ma soprattutto allindomani della sconfitta di Bush e dei suoi nelle elezioni di mid-term, Massimo DAlema tira fuori a sorpresa dal suo cilindro la necessità di «un ripensamento delle linee di azione in Afghanistan».
Loccasione gliela fornisce larrivo alla Farnesina del presidente del Parlamento europeo, il socialista spagnolo Josep Borrell, giunto alla fine del suo mandato di metà legislatura. Ieri sera, nella conferenza stampa seguita il faccia a faccia nel corso del quale si erano esaminati i punti caldi dei rapporti internazionali, il ministro degli Esteri, sollecitata una nuova delibera dellOnu per bloccare levoluzione delle violenze nella Striscia di Gaza, un po a freddo ha deviato a sorpresa sulla situazione afghana. «Gli sviluppi in quel Paese - ha fatto sapere con voce grave - impongono un forte rilancio dellazione internazionale e forse anche un ripensamento delle linee dazione, potenziando gli aspetti politici, economici e umanitari, dato che sul piano meramente militare è difficile trovare una soluzione alla crisi in atto».
Come mai questa uscita? Non pochi hanno pensato allesito del voto negli Usa, alle dimissioni di Rumsfeld, alla possibilità che anche a Washington possano cambiare idea sui militari spediti in Irak e sui monti afghani. Ma come pensa di smuovere le acque DAlema? Lidea che ha snocciolato è quella di un summit del tipo di quello organizzato a inizio estate a Roma sul Libano. E infatti ha parlato di una «conferenza internazionale sullAfghanistan in grado di coinvolgere anche i paesi della regione». E dunque anche oltre al Pakistan, anche lIran, forse la stessa Cina. Siamo in avvio della tessitura di questa tela.
Ma proprio i programmi del ministro degli Esteri arrivano a pennello. Nel mini blitz che lo porterà domani a Kabul, per incontrare i massimi dirigenti del Paese. più che scontato che si debba parlare di questa ipotesi. Così come con i dirigenti cinesi, coi quali il titolare della Farnesina ha una importante serie di appuntamenti da domenica a mercoledì, a Pechino e a Shanghai. Naturalmente DAlema ne parlerà anche con gli alleati e dunque - ha fatto sapere - con i rappresentanti di Onu, Nato e Ue attualmente in Afghanistan. Ma non ha fatto cenno al fatto di averne già discusso con il segretario generale della Nato o con Condoleezza Rice. Limpressione è che, in via unilaterale, il governo italiano voglia lanciare lipotesi della conferenza internazionale, per poi valutare le reazioni degli interessati e decidere il da farsi. Ritiro delle nostre truppe compreso.
Perché naturalmente, le parole del ministro degli Esteri hanno suscitato immediate reazioni, almeno in Italia, che a sinistra fioccano in direzione delladdio a Kabul, tema che pure DAlema non ha ufficialmente evocato. «Ripensamento non può che voler dire ritiro delle truppe da un Paese devastato» si lasciava andare del resto ieri sera il sottosegretario verde al Tesoro Cento. Mentre il suo collega Bonelli, capogruppo a Montecitorio del Sole che ride andava a mettere il naso in un altro ma non meno delicato silenzio che il titolare della Farnesina si era forse imposto: «Il voto americano - diceva infatti - insegna che non solo lIrak, ma anche lAfghanistan dove tra la popolazione comincia ad avvertirsi nostalgia dei talebani, è un conflitto sbagliato!».
Sono in parecchi che nellala movimentista della sinistra di governo non si limitano a esultare, ma fanno presente come la propria strategia di politica estera stia dipanando i suoi effetti. Il comunista Sgobio «parla di dichiarazioni incoraggianti da parte di DAlema» che spera possano portare «a una svolta reale e cioè al ritiro delle truppe italiane» come auspicato da tempo dal suo partito. Mentre Russo Spena e Martone, di Rifondazione, vanno anche oltre nellanalisi: «DAlema - sostiene il duo - si sta muovendo sulle linee proprio da noi indicate anche in fase di discussione del rifinanziamento della nostra missione in Afghanistan».
Lidea di una conferenza internazionale sullAfghanistan non è comunque respinta tout court dal centrodestra.
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