Dalle biotecnologie cure efficaci per 150 malattie

Ignazio Mormino

I farmaci di natura biotecnologica rappresentano oggi il 20 per cento del totale, ma questa percentuale è in crescita. Infatti, guardando ai prodotti in via di sviluppo, si scopre che oltre la metà sono stati ottenuti con le biotecnologie: complessivamente si tratta di 324 tra farmaci e vaccini, che sono in fase sperimentale nel trattamento di centocinquanta patologie. Naturalmente, bisogna intendersi su questa nuova fascia: un farmaco è biotecnologico se è stato prodotto impiegando organismi viventi o loro componenti: per esempio insulina, interferoni, anticorpi.
Sono settanta, fino a oggi, le imprese a carattere biotecnologico che operano in Italia. Tutte aderiscono ad Assobiotec, nata nel 1986 all’interno di Federchimica. Tutte concorrono a difendere la nostra salute, il più delle volte in aree patologiche che non disponevano ancora di terapie «sicure».
Il presidente di Assobiotec, Roberto Gradnik, tiene a sottolineare che «più di 250 milioni di persone, nel mondo, hanno tratto decisivi benefici dai prodotti - terapeutici e diagnostici - ottenuti con l’impiego delle biotecnologie» e che i farmaci biotecnologici attualmente in commercio «contengono una forte spinta innovativa». Cita infatti gli ormoni, i fattori di crescita, gli anticorpi monoclonali, i vaccini acellulari. Nel settanta per cento dei casi, i farmaci biotecnologici ancora in fase di sviluppo clinico sono destinati a patologie gravi. Al primissimo posto (113) vanno collocati gli anticorpi monoclonali; al secondo le proteine destinate a vaccinazioni terapeutiche (87). Seguono le proteine ricombinanti, i vaccini cellulari, gli interferoni, le interleuchine, i fattori di crescita, i farmaci contro l’angiogenesi. L’area tumorale è quella che utilizza più di ogni altra i farmaci biotecnologici (in particolare utilizzerà quelli che sono ancora in via di sviluppo). Per «esigenze di cura insoddisfatte», secondo la bella definizione di Gradnik, le malattie infettive e l’Aids, trarranno molti vantaggi dai nuovi farmaci biotecnologici, destinati anche alle patologie neurologiche, alle malattie gastrointestinali, alle cardiopatie, al diabete, alle malattie genetiche.
Facciamo esempi concreti: l’interferone alfa ha curato finora, tutto il mondo, milioni di soggetti portatori di epatite, B e C. L’interferone beta è stato impiegato con nuovi risultati nella sclerosi multipla. «Sempre», ricorda il presidente di Assobiotec, «i farmaci biotecnologici hanno offerto un alto profilo di sicurezza (quindi minori effetti collaterali) e un’azione più mirata e specifica. In Italia, le aziende biotecnologiche sono presenti in tutte le regioni. La maggiore concentrazione è in Lombardia (48 per cento). Seguono: Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Piemonte, Puglia e Basilicata.
Inoltre, da più di dieci anni, le biotecnologie hanno rinnovato l’agricoltura. Tra il 2003 e il 2004 si è registrato un grande sviluppo delle piante biotech. Oggi nel mondo sono più di ottanta milioni gli ettari che risultano coltivati con queste metodologie. «L’innovazione tecnologica, spiega Roberto Gradnick ci aiuterà a salvare decine di varietà vegetali che sono a rischio di estinzione, alcuni sono famosi come il pomodoro di San Marzano, insidiato da patologie resistenti fino ad ora ad ogni rimedio».

L’Unione europea ha elaborato un documento in cui sostiene che «in Europa non deve essere esclusa nessuna forma di agricoltura». Ciò significa che ogni agricoltore deve avere la libertà di scegliere tra produzione biologica, convenzionale o transgenica.

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