Per dire, triggerare: basta leggere la parola e fa quell'effetto lì. Ovvero «fa scattare», produce una reazione. Nel caso di chi scrive, di lieve rattristamento. Avevo pensato alla canzone dei Morcheeba: Trigger Hippie. Invece no, triggerare - uno dei quattrocento neologismi inseriti nel Nuovo Devoto-Oli, il dizionario della lingua italiana, pubblicato da Le Monnier, nell'edizione 2024 - significa che qualcosa ti fa saltare sulla sedia, per esempio: ho visto la percentuale di insegnanti precari a inizio anno e mi sono triggerato (anche gli insegnanti, probabilmente). Perciò, se uno non conosce la parola, è un triggerare al contrario, perché è uno di quei fatti che mette davanti al trascorrere impietoso del tempo; perciò uno rivolge lo sguardo altrove, anzi, si tira fuori dall'hype (come dice un'altra canzone che piace ai giovanissimi). Che cos'è l'hype? Il clamore, il caos anche mediatico, magari montato per una permacrisi. Eh certo, non è che girando lo sguardo si vada mai a stare meglio: permacrisi è una parola che non promette niente di buono, infatti significa che dalle crisi non usciamo mai, che so, il Covid, poi la mutazione del Covid, nel frattempo alluvioni, terremoti, siccità, ghiacciai che crollano, disperati che lasciano le loro terre, una guerra nel cuore dell'Europa... Se il tutto suona abbastanza familiare, ecco: viviamo in una permacrisi. Anche economica, figuriamoci: perciò si studiano rimedi, come il price cap (un regolamento al tetto dei prezzi) o il decumulo (che dovrebbe essere un trucco finanziario, ma non è molto chiaro, tranne il fatto che, alla fine, l'investitore ci smena dei soldi). A questo punto vi è venuta un po' di ecoansia? È normale. C'è chi decide di quittare, insomma di andarsene; e chi, sul lavoro, opta per il quiet quitting (faccio il meno possibile: sai che novità, serviva un nuovo lemma...). C'è chi parte da frontrunner (favorito) e perde, e c'è chi parte da underdog (sfavoritissimo) e smentisce ogni pronostico. Per tutti il destino è spesso simile: finire memati (da memare, il verbo dei meme).
Oppure shippati, che non è come fanno in quartiere da me coi portafogli: è una cosa bella, una relationship che uno si immagina fra due persone che conosce (o magari no), per esempio tra il frontrunner e l'underdog, così festeggiano tutti, felici e contenti. Di nuovo nell'hype.
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