Roma Vengo anch’io? No, tu no! Andrà senz’altro a finire che caleranno lacrime amare sulle gote dei «non convocati» della procura di Trani. Annunziata? Nyet! Vespa? Nemmeno. Paragone? Ma mi faccia il piacere. Sciò. Esclusi senza ripescaggi. E loro, poveracci, giù a piangere. Perché è ormai un fatto accertato: chi non è convocato dal pm Michele Ruggiero con l’avallo del procuratore capo Carlo Maria Catristo, per raccontar di sé e del fastidio da lui provocato a palazzo Chigi è in pratica un signor nessuno in tv, almeno da ieri. Uno che non conta nulla. Visto che di lui non si parlava minimamente nelle (nuove) telefonate che stanno squassando il paese.
E se Innocenzi (Authority) e Minzolini (Tg1) sono scesi in Puglia in pratica in incognito, dato che li si voleva pizzicare - e lo si è fatto - senza spaventarli con il rullar di grancassa suonata dal tribunale, solo ieri ci si è resi conto di quanto baccano possa fare la banda tranese dato l’annuncio dell’arrivo di Santoro. Manco fosse Sant’Oro. Ma sì, riveliamolo pure: lì, nella città tra Barletta e Bisceglie, fondata secondo la leggenda da Tirreno, figlio di Diomede, si pensa in grande. Con l’arrivo del conduttore di Annozero si apre un ciclo che vedrà coinvolti quasi sicuramente anche il direttore generale della Rai Mauro Masi e poi Serena Dandini e Giovanni Floris. Roba grossa! Tanto da far già delineare la città pugliese come una sorta di Medjugorje del popolo viola! Perché no? Già il santuario di Padre Pio porta pellegrini e incassi. Farne un altro laico e progressista più a sud è cosa buona e giusta. O no? Qualcuno ci spera. È lì, a due passi da Canne, che la sinistra tutta - da Vendola a Bersani a Di Pietro - sogna la vendetta definitiva. Se accadrà, chi potrà impedire a Trani di ergersi come «il» santuario anti-berlusconiano per eccellenza? Ci avevano già provato, e a lungo, a Milano. Poi a Bari. Niente da fare, nonostante i tentativi ripetuti. E ora la palla è passata a Trani. E, sorpresa!, forse era scritto.
Non tanto perché un suo cantore, tal Cesare Brandi, le dedicò un inno ambizioso («Là dove l’Adriatico già promette lo Jonio e perde il verde acidulo sotto le squame d’un azzurro tiepido e denso, questa città che nessuno celebra, Trani, eleva un duomo alto come un’acropoli e una torre che ne misura la distanza dal cielo»), ma perché - nonostante non tutti ne fossero a conoscenza - fu benedetta a suo tempo da uno dei più autorevoli profeti dell’antiberlusconismo. Come riporta infatti Wikipedia ad occuparsi di lei è stato niente meno che Giorgio Bocca. Che scrisse: «Trani la bianca sull’Adriatico azzurro, è un sogno di città, fermato per sempre nella sua perfezione, il sacro olivo sale ai castelli degli svevi».
Incredibile ma vero! Proprio Bocca l’aveva previsto che lì si sarebbe realizzato «il sogno». Che ora, con fatica certosina, cercano di concretizzare Capristo e Ruggiero, incuranti del fatto che i soggetti intercettati fossero di stanza a Roma e non in Puglia e che - come hanno già osservato il senatore Pd ed ex-giudice Casson così come altri parlamentari di sinistra - da quel che è spuntato fin qui non emergono elementi atti a trascinare in giudizio gli inquisiti. Poco male: ai giudici di Trani (che non è Berlino...) in questa fase preme solo dimostrare che non si tratta della solita inchiesta di panna montata, utile come al solito in clima pre-elettorale ma destinata a finire poi con una (silenziosa) archiviazione.
Poi, come andrà, lo si vedrà. Ma intanto si marcia e si rullano i tamburi. Così dopo la grancassa per Santoro, si attende almeno la banda degli ottoni per Floris e quantomeno una «pizzica» per la Dandini.
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