Daria Birignao ha stufato. E prepara un esilio d'oro tra Sardegna e Gressoney

Telespettatori in fuga dalle "Invasioni barbariche". I critici stroncano la Bignardi e lei è tentata di fare la scrittrice a tempo pieno per la "nemica" Mondadori

Daria Birignao ha stufato. E prepara un esilio d'oro tra Sardegna e Gressoney

Le implosioni barbariche: l'indice d'ascolto diventa un mignolo. Daria Bignardi, sacerdotessa laica dell'intervista in tv, è finita in «nomination» e rischia di abbandonare il salotto radical chic: addio a tavolone bianco-oro, poltroncine girevoli e pinte di birra per sciogliere atmosfera e ospiti. Nei corridoi di La7 aleggia lo spettro della chiusura anticipata ed è difficile immaginare ora una quattordicesima edizione delle Invasioni barbariche . Vai a capire che cosa ci si può inventare per rianimare un talk ai minimi storici. Due virgola cinque per cento di share mercoledì, stracciate da Oliver Twist . Addirittura il 2,1% la settimana prima, quando l'Oprah Winfrey di tele-Leopolda è stata battuta pure dal Piccolo lord. E non siamo nemmeno a Natale.

Tesoro, mi si sono dimezzati i telespettatori: da un milione a 500mila in un anno. Già, dura resistere alle tre ore di ammiccamenti e domande materasso. Perché è rimasto ben poco di barbarico nella sfilata di vip e politici sempre con un libro, un film, un cd, una riforma da piazzare. «Bentornaaati, bentornaaati alle Invasioni !», Daria ti accoglie con voce suadente. E poi apparecchia la sagra del conformismo. Interviste barbariche massì, nel senso di che barba, che noia... Sotto assedio, lei ammette il flop: «Faccio un programma troppo lungo e con troppe interviste, faccio fatica sia a prepararmi sia a dare tutto quello che vorrei». Se s'è stufata lei, figuriamoci chi la guarda(va). Vero, non è che i colleghi di rete quest'anno facciano molto meglio. Vedi Floris, Formigli, la trimurti Santoro-Travaglio-Innocenzi, comitiva puntualmente attapirata dai verdetti dell'Auditel. Le Invasioni arrancano, intanto hanno scavallato 9 dei 12 appuntamenti previsti e il destino della Bignardi resta in bilico. A giocare a suo favore non sarebbe tanto una questione di cachet, attorno ai 400-500mila euro data la spending review imposta da Urbano Cairo, quanto di Caschetto. Beppe, il suo agente. Invisibile o quasi, fattura 40 milioni di euro all'anno e con la “Itc2000” cura interessi e carriere «di quella che è considerata l'intellighenzia della sinistra nel piccolo schermo» (scritto dal Fatto Quotidiano ). Da Fazio a Crozza, dalla Littizzetto a Floris, da Saviano alla Annunziata, Caschetto coi big di scuderia ha praticamente occupato La7 e Rai3 monopolizzando le strategie di rete. Un asso nella manica mica da poco.

Eppure su Daria si addensano le nubi della critica. Aldo Grasso sul Corriere l'ha pizzicata sul «volto di scambio» nella gestione delle ospitate e le ha dedicato l'epitaffio catodico: «Sembra aver toccato il fondo». Prendi, incarta e porta a caaasa . Il guaio è che quelli di «Birignao» Bignardi - copyright Dagospia - sono pacchi pure quando tenta di rompere la monotonia dei vis á vis con un guizzo, una provocazione, un flirt con Valeria Golino, un selfie con Barbara D'Urso... Così, in campagna elettorale mise in braccio a Mario Monti il cagnolino Empy. Il Prof, affossato alle urne, non l'ha mai perdonata: «È stata molto scorretta». Ci mancava la maledizione del loden sgualcito. «D'aria», come l'ha ribattezzata Daniele Luttazzi, è donna navigata e ha dovuto subire assalti ben peggiori. I grillini l'hanno colpita al cuore, trascinando nella rissa il marito Luca Sofri, oggi sempre più presente e addentro alle scelte di scaletta e di contenuto della trasmissione (a sentire il pubblico che frequenta i social una delle cause del crollo degli ascolti). Di fronte al deputato M5S Alessandro Di Battista, lei provò a metterlo alle strette sul passato da fascista del padre. La vendetta a Cinque stelle arrivò sul blog del capo, una nemesi, per mano di quel Rocco Casalino che fu uno degli inquilini della casa del Grande Fratello spalancata in tv per prima proprio dalla Bignardi. «Cara Daria, com'è l'aver sposato il figlio di un assassino?». I grillini barbarici toccarono fili delicatissimi, attaccando il suocero Adriano Sofri condannato per l'omicidio del commissario Calabresi, tanto che a difesa della conduttrice si mossero l'allora premier Letta e la Boldrini. Daria rivendicò: «Sono orgogliosa di avere come nonno dei miei figli un uomo che ha ingiustamente subito una condanna a 22 anni di carcere».

Classe 1961 da Ferrara, ha cominciato come pubblicitaria. Da giornalista è entrata in Rai agli inizi degli anni Novanta, a Milano, Italia con Gad Lerner e poi Gianni Riotta per maestri. A Mediaset il debutto alla conduzione ( A tutto volume , 1995), poi i talk show Corto circuito e Tempi moderni (era il '98, prima puntata con nove coppie gay in studio). Quindi il boom con il Grande Fratello (2000-2001). La carriera decolla, arriva pure la direzione del mensile Donna . Una stagione con la Fattoria nel 2004, prima di lanciare Le invasioni barbariche su La7 dal 2005. In Viale Mazzini la Bignardi fa di nuovo capolino nel 2009, firmando un contratto di tre anni a 600mila euro per la conduzione dell' Era glaciale (su Rai2), clone delle Invasioni . Durerà otto mesi. Una parentesi in cui fa comunque in tempo a indossare i panni della martire del berlusconismo. Dall'editto bulgaro al bavaglio di Paperopoli. Sì, perché una sera il programma va in onda in ritardo, al suo posto un cartone animato. Per i vertici dell'azienda solo un incidente tecnico, lei sostiene che vollero far slittare l'intervista a Morgan, che attaccava il Cavaliere. Sbattè la porta per tornare allo scintillante ovile di La7, «un posto libero dove mi sento a casa».

Oggi la luna di miele è finita. Si mormora che la conduttrice abbia perso ogni entusiasmo e che stia aspettando la fine dello strazio per salutare e togliersi qualche sassolino dalle scarpe, tacco 12 ovviamente. Per altri, a distrarla sarebbero le sirene di Sky. Chissà. Forse non è una coincidenza quell'intervento sul blog di Vanity Fair (sul settimanale le è assicurata anche una rubrica fissa), dal titolo «Quando è il momento di lasciare?». Magari la sciuretta snob del «non-guardo-la-tv», ma che guarda i suoi interlocutori dall'alto di un piedistallo, al giro di boa dei 54 anni ha in mente una nuova vita. Quella della scrittrice a tempo pieno in esilio dorato, tra un inverno a Gressoney e un'estate in Sardegna insieme a Luca e alla figlia Emilia.

Già adesso su Facebook Daria non fa che mettere in vetrina i suoi quattro romanzi, tutti pubblicati con Mondadori alla faccia del curriculum di anti-Cav. Recita il suo profilo Twitter: «Scrivo, anche per la tv. Conduco, persino». E i maligni scommettono: ancora per poco.

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