Davide ha battuto il Golia delle major

Hollywood ha messo i dazi alle Major, dando un segnale forte

Davide ha battuto il Golia delle major
00:00 00:00

Davide ha battuto Golia. Almeno due volte, nella serata, abbastanza anonima, stranamente (ma forse, no) senza attacchi a Trump, degli Oscar. Prima con Flow, il bellissimo cartone animato indie lettone del regista Gints Zilbalodis che ha trionfato, a sorpresa, ma non nel merito, come Miglior Film d'Animazione, sul colosso disneyano Inside Out 2 (confermando la sorta di maledizione che sembra aleggiare sui sequel) e sull'altro grande favorito, Il robot selvaggio. Un film indipendente, autentica meraviglia visiva, dove non si pronuncia una sola parola, costato poco, addirittura realizzato con un software open source, a riprova che, questa volta, Hollywood ha messo i dazi alle Major, dando un segnale forte. Ovvero che il cinema si è riappropriato del cinema, infischiandosene del politically correct che aveva caratterizzato le ultime edizioni e del Manuale Cencelli della ripartizione dei premi. Un trend antisistema che ha avuto la sua sublimazione nell'assegnazione della statuetta più pesante, quella del Miglior Film, che è andata ad un altro film indipendente, alla faccia delle grandi case e dei loro miliardi di dollari investiti. Ha (stra)vinto Anora, di quel Sean Baker che è stato il primo a vincere 4 Oscar per lo stesso film (suoi sono, oltre alla regia e al film, anche la sceneggiatura e il montaggio), lettura di Pretty Woman, ma con finale da canoni Post-Millennials, tra riscatto sociale e realtà che non ammette illusioni. Già vincitore della Palma d'Oro, non era sicuramente il film più bello in lizza (avrebbe meritato di più il brasiliano Io sono ancora qui che, almeno, ha vinto come Miglior Film Internazionale), ma il segnale che l'Academy ha voluto inviare è stato davvero forte, alla faccia di chi gufava contro per la presenza, nel cast, di attori russi. Anzi, c'è chi ha letto, in questa vittoria, un segnale del disgelo Usa-Russia, perché la politica conta eccome, in tema di Oscar.

Lo dimostra anche il grande sconfitto, Emilia Pérez, che avrebbe vinto senza la polemica scatenata dopo la riesumazione di vecchi tweet razzisti di Karla Sofia Gascón, prima donna trans in Nomination. Giusto penalizzare un film (13 Nomination, due sole statuette vinte) per le frasi di una del cast? Qui, il Dna Liberal dell'Academy ha avuto il sopravvento. Infine, l'Italia esce a mani vuote, ma senza scippi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica