Francesco de Angelis, napoletano, per tre volte skipper di Luna Rossa è uno dei «signori del mare» nato quando le buone regole del reciproco aiuto valevano qualcosa. Adesso conta di più mostrare la barca e il portafoglio, farsi largo a ondate, guardare tutti dall'alto di un tre ponti.
Francesco, le è mai capitato di dire «lei non sa chi sono io»?
«Fino a ora non mi è servito... Mi capita che quando arrivo nei porti sono riconosciuto e accolto bene dalle persone che incontro e che mi ricordano per Luna Rossa».
Quando incontra la Guardia costiera prova timore o si sente protetto?
«Scherziamo, mi sento protetto. Le Capitanerie di Porto sono un'istituzione importante perché sono professionisti del mare, sono quello che fanno i soccorsi e che vanno a prendere la gente in pericolo con qualsiasi tempo. Fanno bene a pretendere qualcosa dai diportisti. Purtroppo ci sono regole che la gente non comprende. Per esempio conoscere e sapere dove sono le dotazioni di sicurezza dovrebbe essere la prima cosa che si fa salendo a bordo. In mare non basta una telefonata per ricevere soccorso e molto spesso bisogna sbrigarsela da soli».
Non le sembra che il mare faccia più notizia della strada?
«Diciamo che se circoli con la patente o la revisione scaduta oppure senza libretto o assicurazione dell'auto non fiati se ti sequestrano tutto e ti mandano a casa in taxi. Per mare sembra che debba essere tutto libero, che queste regole non abbiano un valore concreto».
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