De Courten, luoghi dell’anima

Secondo un detto orientale, anche i luoghi hanno un’anima. Per Franco de Courten i paesaggi del Medio Oriente, che hanno fatto da sfondo per anni alla sua vita di diplomatico e pittore, possiedono indubbiamente uno speciale significato. Lo si avverte subito visitando la mostra «Orientalismi», che presenta la sua produzione più recente.
Fino al 20 dicembre, in via della Vetrina 4, sono esposte venticinque opere, in prevalenza raffinati collage su carta, ma anche due grandi olii su tela, entrambi raffiguranti Edirne, dove scorci di una città metafisica sono accostati ad elementi astratti.
I luoghi visitati dall’artista in Turchia, Siria, Giordania, Israele e Algeria vengono indagati nella loro essenza, e così nascono paesaggi sospesi in un’aura straniata. I vecchi manoscritti usati come supporto fungono da collegamento con il passato e, forse, con l’Occidente.
In Appunti di viaggio, una serie di oli magri e pastelli su carta, con ampie didascalie, la sua ricerca pittorica e spirituale si intreccia con un emozionante viaggio nella storia. Nel dipinto raffigurante la scalinata del palazzo reale di Ebla si legge: «I resti color ocra dell’antica città sono circondati in primavera da un mare sconfinato di erba verde, interrotta, qua e là, dalle isole nere di basalto delle rovine ittite». A Petra egli si sofferma a illustrare un obelisco dedicato agli dei Nabatei, a Gerasa una colonna che oscilla alla forza del vento, mentre tra i resti del teatro di Gadara è colpito dalla statua decapitata della dea Tyke. Il suo Oriente non è fatto solo di moschee o madrase, e quindi di tradizione e cultura islamica, ma anche di resti greco-romani, di pietre e sabbia del deserto, di scenari biblici e del primo cristianesimo.
La sua sapienza cromatica salta subito agli occhi, ma ciò che colpisce maggiormente è proprio il singolare linguaggio, denso di «informazioni ed emozioni visive», di un viaggiatore che ama il mondo che rappresenta e instaura con esso un colloquio approfondito. Come fa notare il critico Enrico Mascelloni nella presentazione della mostra, il suo «orientalismo» si contrappone all’«occidentalismo», ovvero «l’ansia di adeguarsi in fretta al vento estetico (e di mercato) che tira in occidente».

La lunga carriera di de Courten, infatti, è sempre stata caratterizzata dalla continuità dell’ispirazione e da una personale ricerca estetica. Recentemente ha esposto al Louvre, a Berlino e a Shanghai.
Orario: dal martedì al venerdì, ore 17-19,30; sabato 11-13

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