A Palazzo Marino il clima è di grande ottimismo: "Se tutto va bene, l’ultimo tratto della linea 3 tornerà in servizio entro dieci giorni". In casa Atm, preferirebbero andarci cauti. Il responso sul funzionamento delle tre stazioni della metropolitana gialla allagate e bloccate dopo il nubifragio di sabato scorso - Sondrio, Zara e Maciachini - arriverà soltanto oggi. Dalle 6.30 di ieri mattina pompieri e volontari della protezione civile hanno finito di asportare tutta l’acqua - 150mila metri cubi in cinque giorni -, eliminato il fango e i detriti: con le stazioni finalmente pulite i tecnici hanno iniziato a verificare concretamente lo stato degli impianti e una volta finiti i rilievi oggi potranno fare una previsione realistica dei tempi necessari per ripristinare la linea. "Sono partite subito le verifiche sugli impianti e sulla tenuta strutturale e al momento sembrano positive - ha riferito ieri al consiglio comunale l’assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini -, se gli esiti saranno positivi la linea gialla potrebbe riaprire completamente entro dieci giorni». Ottimista anche sul cantiere della linea 5 in costruzione, dopo aver sentito la società che ha in gestione le opere: «Nonostante la voragine, sembra che i tempi dei lavori potranno essere rispettati senza ritardi". Ai consiglieri di opposizione in assetto da battaglia (hanno esposto uno striscione anti-Moratti) Simini ha puntualizzato che l’esondazione del Seveso è stata "la seconda per intensità degli ultimi 40 anni", ed "eccezionale sia per la rapidità con cui si è raggiunta la soglia di allarme, in appena due minuti cioè tra le 16.02 e le 16.04, sia per la portata di acqua raggiunta, 100 metri cubi al secondo per un sistema che ne assorbe al massimo 40". Ci aggiunge "il cantiere della M5 già in collegamento con la M3, un’eccezionalità che non ci sarebbe stata nè due mesi fa nè tra due mesi" e "la rottura di un tubo dell’acquedotto in viale Zara per un cedimento del terreno, l’acqua del Seveso è confluita con quella potabile arrivando alla portata che conosciamo". E non sarebbe bastato, assicura, neanche il canale scolmatore progettato negli anni scorsi e mai realizzato. Ma a chi contesta il progetto sparito dal piano delle opere urgente fa presente che "l’Autorità per il bacino del Po nel 2006 ci aveva mandato un parere di incompatibilità a risolvere il problema del Seveso", anche perchè avrebbe richiesto opere di adeguamento verso il fiume Lambro dove scaricare le acque provenienti da nord. "Milano non può decidere in beata solitudine" fa presente l’assessore, e poichè le scelte e le risorse vanno condivise con Comuni come quello di Senago che si oppone a opere necessarie per frenare la portata prima che arrivi in zona Niguarda "bisogna riprendere i progetti intorno a un tavolo ma il capoluogo rivendicherà un peso specifico, non possiamo essere ostaggio di decisioni che localmente sono minime".
Continuo non stop il lavoro degli operai Atm nei mezzanini.
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