Si tratta di sicuro di una delle bevande più diffuse e amate in Italia, e i suoi benefici sulla salute sono stati da tempo comprovati dalla scienza: ciò nonostante, il caffè può in certi casi causare dei problemi nella nostra vita quotidiana e i sintomi legati al suo consumo devono essere ben interpretati per comprendere se sia il caso di diminuire le dosi o addirittura smettere di berlo.
La comprovata presenza di antiossidanti rende il caffè un prezioso alleato per tenere alla larga problemi cardiaci, diabete e malattie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson, ma il livello di tollerabilità alla caffeina cambia da individuo a individuo anche nel tempo, per cui è bene essere a conoscenza di alcuni segnali in grado di suggerirci di modificare le nostre abitudini.
Primo dei sintomi a cui prestare attenzione sono le palpitazioni, che in alcuni casi sono legate proprio al consumo della celebre bevanda. La caffeina produce in effetti eccitabilità cardiaca, spiega alla Gazzetta la biologa e nutrizionista Gaia Gottardi, e"a seconda del nostro genotipo, potrebbe aumentare o meno la pressione sanguigna". Questo composto chimico può dunque incrementare il rilascio di adrenalina, che di per sè comporta un aumento dei battiti del cuore causando palpitazioni in soggetti più sensibili o in casi di eccesso di consumo.
Il secondo segnale è rappresentato dalla difficoltà a prendere sonno, un effetto collaterale ben noto che dovrebbe consigliare a tutti di evitare di bere caffè prima di andare a letto. Ci sono comunque dei casi di sensibilità più spiccata in alcuni soggetti, che possono essere colpiti da insonnia anche bevendo un'unica tazza la mattina. "La sensibilità dipenderebbe dalla capacità di eliminare la caffeina dal corpo: varia a seconda del metabolismo degli individui e, nei metabolizzatori lenti, questa durata può arrivare fino a 16 ore", spiega l'esperta. Questa condizione fa sì che la caffeina sia ancora in circolo prima di andare a dormire: il composto chimico si viene così a legare ai recettori dell'adenosina nel cervello,"una molecola che favorisce il sonno, e ne bloccherà così l’azione". Meno recettori per adenosina abbiamo nel cervello, quindi, e più il consumo del caffè potrà influire in modo negativo sul nostro sonno.
Terzo sintomo è l'ansia, diretta conseguenza, tra l'altro, delle difficoltà a dormire e a riposare in modo corretto. La caffeina inoltre stimola l'ipofisi, e questa ghiandola nel nostro cervello produce cortisolo, il cosiddetto "ormone dello stress". Le conseguenze, anche in questo caso, non sono le stesse per tutti: ci sono infatti soggetti più predisposti a subire questi effetti, arrivando addirittura ad avere tremori e contrazioni muscolari."Nei casi più estremi, un consumo eccessivo di caffè può innescare veri attacchi di ansia", precisa la dottoressa Gottardi.
Altri segnali da non sottovalutare sono quelli post pasto. In genere il caffè aiuta a digerire meglio, stimolando la caffeina la produzione di acido cloridrico, tuttavia in caso di consumo eccessivo o scarsa tollerabilità del soggetto possono comparire dolori addominali, nausea, diarrea e reflusso. Ecco perché chi già soffre di reflusso gastroesofageo o sindrome dell'intestino irritabile dovrebbe di per sé evitare di assumere la bevanda.
Come comportarsi in casi del genere? Il consiglio è quello di dire addio al caffè qualora gli effetti sopra citati diventassero impossibili da gestire.
Si può partire con una riduzione graduale o con una pausa temporanea, in modo da ascoltare il nostro corpo."Per evitare eventuali sintomi di astinenza, il consiglio è di ridurre gradualmente il numero, specie se ne si è forti bevitori", suggerisce l'esperta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.