Il sentimento dei luoghi non più abitati. Potrebbe essere questo il significato recondito delle opere del fotografo Fabrizio Ceccardi, esposte fino al 31 maggio nella mostra In contumacia, presso la Galleria Luxardo (via di Tor di Nona, 39). Come suggerisce il titolo dellesposizione, luomo è assente. Ma lo sguardo di Ceccardi coglie due aspetti del vissuto umano in apparente contrasto. Da un lato cè lidea di un ordine geometrico in luoghi silenziosi, come nelle Stanze segrete, dallaltro cè lordine del caos, che si evidenzia in grandi ambienti colmi di materiali abbandonati, spesso rifiuti. In entrambi i casi il mezzo fotografico, realistico per eccellenza, non è strumento di verità, ma di creazione di una realtà surreale che appartiene al mondo dei sogni e delle idee. Nel vuoto e nel pieno, nel silenzio e nel caos, non ci sono colori violenti, urli, emozioni forti. Ciò che colpisce è la dimensione atemporale, lassenza di unintenzione narrativa, limpossibilità di identificazione e riconoscibilità dei luoghi. La bellezza delle Stanze segrete è nella luce che sembra irradiare energia, come avviene per la colonna luminosa che si sprigiona da unapertura. Una luce abbagliante che ha qualcosa di metafisico e di alieno. I particolari di infissi, pavimenti e geometriche strutture suggeriscono un ordine superiore, entro cui lanima può perdersi, ancora più che nel caos. Nelle immagini di ambienti urbani desolati, tutti senza titolo, le luci tendono a spegnersi e i colori diventano sempre più vicini al bianco e nero, a volte spettrali. Una quantità impressionante di oggetti abbandonati riempie la scena, tra tubi dacciaio, cassetti, armadi, scaffali. Scrive a questo proposito Eva Clausen, curatrice della mostra: «È apparentemente lanarchia a regnare sovrana nei cumuli di rifiuti, che a ben guardare non sono poi così magmatici, casuali, ma sembrano a loro volta obbedire a una logica interna, a un ordine segreto. Un ordine anarchico che esibisce il mondo alla rovescia, nel suo aspetto allucinatorio».
Limmagine di una Stanza segreta sembra una via di mezzo tra i due estremi.
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