Sviluppare un sistema di armi laser da 50 kilowatt per rafforzare le difese contro le crescenti minacce rappresentate dai droni cinesi: è questa l'ultima idea alla quale starebbe lavorando Taiwan. Nello specifico, Taipei intenderebbe ottimizzare il suddetto jolly militare per poi poterlo schierare sui veicoli corazzati CM-32 Clouded Leopard entro la fine del 2024. Come se non bastasse, sempre in chiave anti Pechino, il governo taiwanese si è impegnata ad acquistare 400 missili Harpoon terrestri dagli Stati Uniti, mentre i consiglieri militari statunitensi hanno iniziato ad essere stazionati permanentemente nelle basi anfibie dell'esercito Usa situate sul territorio dell'isola, precisamente a Kinmen e Penghu.
Le difese di Taiwan contro i droni cinesi
Secondo quanto riportato dal Taipei Times, l'iniziativa legata alle armi laser è guidata dal National Chungshan Institute of Science and Technology (NCSIST), e segna un notevole miglioramento rispetto al prototipo a bassa potenza presentato lo scorso anno. Il sistema laser ad alta energia in fase di sviluppo, infatti, è intanto progettato principalmente per contrastare i droni rivali. L'iniziativa, inoltre, si basa sulle sinergie operative tra la tecnologia laser e le piattaforme di difesa aerea esistenti come il missile AN/TWQ-1 Avenger. Da questo punto di vista, la fantomatica nuova arma laser di Taiwan potrebbe diventare la componente “hard kill” del sistema di difesa adottato da Taipei contro gli eventuali velivoli senza pilota provenienti dalla Cina continentale.
Nel settembre 2022, tra l'altro, il South China Morning Post scriveva che Taiwan stava rafforzando le proprie capacità di difesa affidandosi ad un sistema di difesa caratterizzato da droni da 143 milioni di dollari e sviluppato dall'NCSIST, pensato proprio per contrastare le crescenti incursioni di droni cinesi, in particolare attorno alle isole lontane dalla costa. Pare che il sistema sarebbe stato progettato per identificare gli Uav in arrivo attraverso radar di ricerca, telecamere e rilevamento della frequenza, per poi bloccare elettronicamente i controlli degli ospiti indesiderati e infine catturarli con le reti. Il ministero della Difesa taiwanese prevede di implementare questo sistema nei prossimi quattro anni in tutte le basi militari, i porti e gli aeroporti, con particolare attenzione alle 45 isole al largo delle coste e nei luoghi isolati, prendendo di mira non solo le minacce militari cinesi ma anche i droni civili.
Gli Uav di Pechino
La spinta di Taiwan a sviluppare un sistema di difesa aerea a corto raggio economicamente vantaggioso, e in grado di abbattere più droni, è presumibilmente stimolata dal potenziale e massiccio uso di droni nel caso di un conflitto nello Stretto di Taiwan. L'Esercito popolare di liberazione (PLA) cinese sta sviluppando veicoli aerei senza pilota in grado di volare su grandi distanze, immergersi in profondità sott'acqua e restare in agguato per lunghi periodi.
Nel dicembre 2022, come spiegato dal sito Asia Times, la Cina aveva presentato una nave madre catamarano porta droni, ovvero un nuovo tipo di nave da guerra che potrebbe cambiare l’equilibrio militare in un conflitto su Taiwan. Il mezzo, parte di una forza di addestramento navale sperimentale, sarebbe in grado di scatenare sciami di droni contro i nemici, attacchi missilistici antinave ad alto volume e attacchi di guerra elettronica.
A detta degli esperti, Pechino potrebbe cercare di lanciare operazioni militari del genere su piccola scala per conquistare le isole in prima linea controllate da Taiwan, tra cui le Kinmen e Matsu,
che si trovano a soli tre e nove chilometri dalla terraferma controllata da Pechino. È anche per questa ragione, dunque, che le forze armate taiwanesi stanno prendendo contromisure per spuntare gli eventuali droni cinesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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