Un "duello" con i droni iraniani fino all'ultimo colpo: la rivelazione di un pilota da caccia

I piloti di caccia degli Stati Uniti hanno raccontato la loro esperienza di combattimento con uno sciame di droni iraniani: un duello fino all'ultimo colpo che dimostra la complessità di uno scenario sempre più frequente.

Un "duello" con i droni iraniani fino all'ultimo colpo: la rivelazione di un pilota da caccia

Il pilota di un F-15E Strike Eagle dell'Aeronautica degli Stati Uniti ha rivelato di aver dovuto ricorrere al cannoncino Vulcan del suo aereo da combattimento per fermare uno sciame di droni lanciati dall'Iran durante la prima rappresaglia contro Israele. Ciò è accaduto dopo l'esaurimento dei missili aria-aria a disposizione: un caso molto raro, che può verificarsi solo in caso di attacco di saturazione o in un duello aereo prolungato. Il caccia statunitense ha riscontrato inoltre dei seri problemi nell'abbattere i droni che volano a una bassa altitudine e a una velocità ridotta, cosa che rappresenta un rischio per i jet da combattimento moderni.

Un combattimento all'ultimo colpo con i droni iraniani

Nel gergo dei piloti si tratterebbe di un Fox-4, anche se la comunicazione corretta è quella di "Guns, Guns, Guns", almeno secondo il codice impiegato dai piloti da combattimento della Nato che annunciano via radio il tipo di arma che stanno impiegando per abbattere il loro avversario. In questo particolare caso uno sciame di droni suicidi come gli Shahed-136 sviluppati dall'Iran e largamente impiegati negli attacchi di rappresaglia che si stanno verificando in Medio Oriente.

La notizia è stata riportata dalla Cnn, riguarda la notte del 13 aprile scorso, quando Teheran i suoi proxies nella regione hanno lanciato oltre 300 droni, missili balistici e da crociera contro Israele - un attacco di una portata decisamente maggiore rispetto a quanto previsto dalle divisioni di intelligence - e ha come protagonisti il maggiore Benjamin "Irish" Coffey, e l'ufficiale dei sistemi d'arma, il capitano Lacie "Sonic" Hester. Equipaggio di un F-15E Strike Eagle, che intervenuto in appoggio all'Aviazione israeliana ed è arrivato a impiegare il cannoncino Vulcan da 20 mm dopo che i missili trasportati sono stati esauriti su una tale quantità di bersagli intercettati contemporaneamente.

Il Vulcan, basato sul sistema di azionamento elettrico o idraulico a Gatling, è un cannone rotativo a 6 canne che può sparare più di 6.000 colpi al minuto. Tuttavia, si tratta di un sistema d'arma secondario, che non viene impiegato generalmente dai caccia moderni come lo Strike Eagle se impegnati in un duello aereo. Nell'era moderna il combattimento aereo è affidato ai missili a guida radar e infrarossa.

I due piloti hanno raccontato di aver "ridotto quota e velocità", volando ben al di sotto della quota minima di sicurezza, per avvicinarsi al drone che volava "basso e lento" dopo averno abbattuti diversi con i missili. Secondo quanto riferito l'ordine era stato quello di "usare qualsiasi arma disponibile" per respingere l'attacco di saturazione che minacciava lo spazio aereo israeliano, e sebbene riuscissero a malapena a vederlo, il pilota e la sua operatrice lo hanno inquadrano nel mirino "scatenato una salva di colpi" con il cannoncino.

Secondo quanto riportato, nonostante la rapida cadenza di fuoco e le capacità collaudate, la Gatling ha mancato il drone. I due piloti, insigniti di un'onorificenza per l'azione portata a termine, hanno raccontato la concitazione di quella notte mentre potevano osservare tutto intorno a loro scie di missili, di esplosioni di bersagli colpiti in volo e di frammenti infuocati che precipitavano a terra. Ricordando il momento in cui hanno inseguito l'ultimo drone sapendo che se fosse andato a segno probabilmente avrebbe causato delle vittime tra i civili: "Senti la corsa sul terreno, ti senti sempre più vicino al suolo". Fallito il primo tentativo, il pilota del caccia americano ha rivelato "il rischio era troppo alto per riprovare". Nonostante tutto, quella notte almeno 70 droni e 3 missili balistici sono stati abbattuti dalla componente aerea americana.

Un duello impari che rivela un dato preoccupante

La velocità e le dinamiche di ingaggio in uno scenario simile, dove un jet da combattimento che è sviluppato per sostenere velocità supersoniche si trova costretto a un volo controllato a bassa quota per colpire un bersaglio di piccole dimensioni che vola a una velocità esigua, possono rappresentare un enorme pericolo per l'equipaggio. " Sparare con il cannone di un caccia contro un bersaglio piccolo, basso e lento è molto più pericoloso di quanto molti credano". In alcuni casi speronare il bersaglio o mandarlo fuori rotta con delle manovre - una tattica che in passato venne sperimentata dai piloti Alleati che dovevano vedersela con le bombe guidate V1 della Germania nazista - è considerato quasi più auspicabile.

Come viene riportato da The War Zone, il fatto che questi due temerari piloti abbiano dovuto ricorrere al cannoncino del loro F-15 ci rivela la complessità e la difficoltà di fronteggiare un attacco aereo su larga scala lanciato con munizioni circuitanti o "droni suicidi" nella tattica della "saturazione" dei sistemi di difesa aerea. Tattica che ormai, dall'Ucraina al Mar Rosso, sentiamo citare sempre più spesso.

Sottolineando ancora una volta la capacità di queste "armi a basto costo" che stanno comparendo in ogni scenario, e nel confronto con i sofisticati e costosi sistemi d'arma moderni, possono imporsi attraverso il vantaggio nel numero e della loro letale semplicità.

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