L'ammiraglio Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra Navale, conferma la presenza di navi russe nel Mediterraneo, certificando quindi che esiste un problema legato al controllo della flotta russa anche non lontano dalle coste italiane. "A noi il compito di sorvegliare il Mediterraneo e controllare da vicino queste navi. Un forte messaggio dal punto di vista della comunicazione strategica che l'alleanza dà", ha detto in concomitanza con la cerimonia di avvicendamento del Comando tattico dell'operazione Mediterraneo Sicuro (Oms), a Taranto.
La cerimonia, avvenuta a bordo di nave San Giorgio, ha permesso a De Carolis di fare il punto su quanto sta facendo la Marina Militare in un periodo così turbolento e ricco di sfide complesse per tutta l'Alleanza Atlantica. "Ci muoviamo in un contesto pienamente sinergico con le altre Marine alleate che operano nel Mediterraneo e con tutte le altre operazioni". Il riferimento, nello specifico, è all'operazione Irini alla Sea Guardian della Nato. Ma l'ammiraglio ha fatto anche un accenno alla presenza della portaerei Usa Bush, di cui il cacciatorpediniere Andrea Doria della Marina italiana è stato anche incaricato di "curarne la protezione aerea. Questo ci fa molto piacere".
La presenza delle unità russe non si traduce immediatamente in un pericolo diretto per i Paesi della Nato che si affacciano nel Mediterraneo. Giova ricordare, infatti, che Mosca da sempre utilizza le rotte di questo mare per la sua flotta e proprio nella sua parte orientale possiede una base, a Tartus, in Siria, che è diventata ancora di più fondamentale con l'inizio dell'invasione dell'Ucraina e il blocco del Bosforo da parte della Turchia.
Tuttavia, è chiaro che l'Italia per la sua posizione geografica e per il ruolo che ha la sua flotta nel contesto di diverse operazioni all'interno del Mare Nostrum assume un ruolo centrale. Questo comporta ovviamente anche un onere che non può essere sottovalutato: Roma al momento ha diverse unità che operano in contesti diversi e con molteplici missioni. E la crescita delle tensioni tra Mosca e Occidente fa sì che inevitabilmente i compiti di tutti i Paesi della Nato aumentino parallelamente ai rischi connessi a questo scontro.
In questo senso, la contemporanea presenza nell'Adriatico di unità della flotta statunitense e della flotta russa aveva acceso i riflettori sul controllo delle coste dello Stivale, così come la più recente notizia su un'unità russa nei pressi del gasdotto Tap aveva destato allarme per il rischio di un possibile impiego di questa nave (la Akademik Pashin) a scopo di disturbo, controllo o addirittura di una remota ipotesi di sabotaggio sul modello del Nord Stream. La Marina e l'Aeronautica hanno costantemente tenuto sotto osservazione i movimenti della nave senza alcun tipo di incidente o pericolo.
Dai vari comandi hanno sempre sottolineato come il controllo delle unità russe non implichi necessariamente allarme, essendo un compito costante della flotta italiana e di quella atlantica che era già evidente ai tempi della Guerra Fredda.
Questo ha permesso però anche di ribadire come oggi le sfide per la sicurezza del Paese passino anche per le rotte del Mediterraneo, sia nei suoi fondali - tra gasdotti, oleodotti e cavi sottomarini per le telecomunicazioni - fino ovviamente ai più visibili rischi in superficie. Specialmente in una fase in cui lo scontro tra Mosca e il blocco occidentale non sembra destinato a interrompersi nel breve termine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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