Trump vuole i sottomarini d'attacco: il piano anti Cina da 50 miliardi

Rafforzare la Marina degli Stati Uniti concentrandosi sui sottomarini d'attacco: è questo il piano di Trump. Non mancano tuttavia difficoltà legate alla mancanza di una cantieristica navale adeguata

Trump vuole i sottomarini d'attacco: il piano anti Cina da 50 miliardi
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Donald Trump vuole rafforzare la Marina degli Usa e per farlo intende puntare sui sottomarini d'attacco. Non è un caso che il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, sia vicino a prelevare circa l'8% del budget dell'anno fiscale 2026 (circa 50 miliardi di dollari) dai programmi esistenti e spostarli verso le priorità designate dal nuovo presidente. C'è però un problema: Washington non può contare su una florida cantieristica navale, necessaria invece per sfornare sottomarini d'attacco di classe Virginia e navi strategiche per contenere la Cina nell'Indo-Pacifico. Gli analisti fanno notare come costruire mezzi del genere richieda anni e finanziamenti costanti, oltre a tecnici qualificati e processi ben oliati. Non è tuttavia chiaro se Trump voglia continuare a costruire portaerei, sottomarini con missili balistici, fregate, navi d'assalto anfibie o altre imbarcazioni.

La mossa degli Usa

Secondo quanto riportato da Business Insider, i dettagli dei piani operativi dell'amministrazione Usa sono stati resi noti negli ultimi giorni, mentre Hegseth ha dichiarato pubblicamente che le modifiche al bilancio si stanno "focalizzando" sui "problemi di fatturato". Per il rafforzamento della Marina — uno sforzo industriale che ammonta a circa 40 miliardi di dollari ogni anno — i sottomarini classe Virginia sono un punto chiave. Tuttavia, e ormai da anni, questi jolly stanno affrontando ritardi nella costruzione.

In ogni caso, i sottomarini classe Virgina sono le uniche imbarcazioni della Marina identificate come prioritarie nei piani di The Donald. Il motivo? Sono state designate appositamente per contrastare la Cina, un rivale degli Stati Uniti dotato di una consistente flotta di superficie e di missili a lungo raggio in grado di minacciare le navi statunitensi. Certo è che una drastica "riorganizzazione" finanziaria rischia di dare origine a difficili battaglie con il Congresso.

"Il tempo della preparazione è finito: dobbiamo agire urgentemente per far rivivere l'ethos del guerriero, ricostruire il nostro esercito e ristabilire la deterrenza. La nostra richiesta di bilancio fornirà le risorse per la forza combattente di cui abbiamo bisogno, cesserà le spese inutili, rifiuterà l'eccessiva burocrazia e guiderà una riforma praticabile, compresi i progressi sulla verifica", ha fatto sapere Hegseth.

Il promemoria di Trump

In un promemoria del 18 febbraio indirizzato ai vertici del Pentagono e ai comandanti delle forze armate, Hegseth ha fornito una panoramica generale delle sue priorità per il bilancio. Il documento include 17 aree considerate immuni alle riduzioni, tra cui le attività del Dipartimento della Difesa al confine meridionale degli Stati Uniti, i droni d'attacco unidirezionali, i sistemi per contrastare i veicoli aerei senza pilota, la modernizzazione nucleare, la difesa missilistica interna, gli aerei da combattimento collaborativi e il finanziamento di supporto per l'US Indo-Pacific Command, l'US Space Command, l'US Transportation Command, l'US Strategic Command, l'US Cyber Command e l'US Northern Command. Sebbene non sia una voce di bilancio a sé stante, ha evidenziato il sito USNI News, il sottomarino lanciamissili balistici di classe Columbia è ritenuto "al sicuro dai tagli" in quanto parte della voce di bilancio per la modernizzazione nucleare.

Ricordiamo che, poco prima di Natale, nel suo rapporto annuale al Congresso Usa sullo stato dell'esercito cinese, gli analisti militari degli Stati Uniti avevano sottolineato come la Marina di Pechino stesse continuando ad ampliare la propria portata globale spostandosi sempre di più oltre le acque regionali.

Grazie ad una capacità senza eguali di sfornare nuove navi (in totale il gigante asiatico può contare su più di 370 navi) e di supporto logistico alle imbarcazioni, la Cina potrebbe molto presto persino operare regolarmente vicino alle coste degli Usa.

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