Perfino il rapporto che abbiamo con gli oggetti dice qualcosa di noi. Perché ce li dimentichiamo, come mai li conserviamo o ne accumuliamo. Antonella Consonni, psicologa milanese, ricorda che «per Freud l'inconscio si manifesta, oltre che attraverso sogni o lapsus, anche con gli atti mancati, le dimenticanze, appunto». Nulla accade per caso? «A sentire il padre della psicoanalisi no. Chi perde l'anello di fidanzamento potrebbe avere motivi per riflettere sulla propria relazione di coppia». Che dire invece dell'attaccamento? «A riguardo è stato scritto e detto molto. Lo stile di attaccamento è il modo con cui si vive una relazione e dipende da come è stato il nostro primo legame, in genere con la madre. Chi ha avuto una mamma emotivamente distante può sviluppare la convinzione (inconsapevole) che i legami non esistano, che non siano importanti. Chi invece ne ha avuta una a tratti troppo presente e a tratti assente, percepisce ambivalenza». E questi schemi li riviviamo con gli oggetti «perché non abbiamo altro che la nostra esperienza. A meno che non si vivano situazioni diverse ugualmente intense diventandone consapevoli, si tende a ripetere lo stesso schema».
Ci sono oggetti che conserviamo perché ci ricordano persone o situazioni e ci infondono pace e sicurezza, altri di cui sentiamo di poterne fare a meno, altri ancora che vogliamo dimenticare e quelli da cui non riusciamo a staccarci. C'è chi ne ha cura e rispetto, ci sono i collezionisti oppure gli accumulatori ossessivi. «La perdita di qualcosa può rappresentare per noi un lutto, con tutte le sue fasi: incredulità, senso di mancanza, rabbia, disperazione, tristezza e nuovo equilibrio. Inoltre dal comportamento verso ciò che abbiamo trapela come trattiamo noi stessi. Ricordo una paziente che aveva perso uno zainetto sul tram. Era di poco valore sia materiale sia affettivo, ma ha inseguito il tram con un taxi come se dovesse precipitarsi al pronto soccorso. Una sua parte interiore, così severa e rigorosa, non le permetteva di poter perdere qualcosa». Ma gli oggetti possono anche dare conforto, «quelli del passato sono particolarmente importanti per gli anziani e diventano essenziali se subentra un decadimento cognitivo. La memoria si perde a ritroso e i ricordi più vividi appartengono al passato.
Può succedere che un anziano non ricordi come usare il telecomando ma saprebbe usare benissimo il vecchio telefono a disco. È fondamentale per gli anziani circondarsi di oggetti che hanno una storia per mantenersi autonomi e conservare il più a lungo possibile una propria identità, quella che ricordano».
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