Può muoversi solo con una sedia a rotelle, ma per i condomini era un sacrificio troppo gravoso spostare i bidoni della spazzatura per consentirgli di passare per il vialetto. Ha bisogno di un pomello ad altezza bambino sulla porta d'entrata del palazzo, ma per i vicini di casa rappresentava una spesa ingiustificata. Ha chiesto un piccolo riparo per ottenere la macchinetta elettrica fornita dal comune, ma anche su quello il condominio ha dato parere contrario.
Per un disabile esistono "barriere non solo fisiche ma anche umane, che appaiono essere le più difficili da abbattere e, invero, da tollerare". Ma così è stato ed è per Angelo, 60 anni, vigile del fuoco, costretto all'immobilità dall'amputazione della gamba destra. Lui che aveva servito e aiutato gli altri per tutta la sua vita lavorativa, ironia della sorte, si è ritrovato a dover combattere contro la mancanza della ben più che minima solidarietà sociale. Costretto a rivolgersi a un tribunale per farsi riconoscere il diritto ad abbattere le barriere architettoniche dello stabile dove vive. Modifiche che gli avrebbero consentito giusto il lusso di poter uscire da casa da solo. Un ricorso che il Tribunale di Varese ha accolto e pure ampliato riconoscendo ad Angelo un amministratore di sostegno che per tre anni, a spese dello stato, dovrà tutelarlo nei confronti dei vicini di casa.
Si tratta di una vicenda limite che non nasce nel contesto di periferie disagiate, ma in un palazzo di un quartiere residenziale vicino al centro di Varese abitato da famiglie di piccoli commercianti e impiegati. "Purtroppo mi sono trovato di fronte a una situazione aberrante - spiega il giudice che ha seguito il caso, Giuseppe Buffone - Preoccupati solo per i soldi addirittura di una maniglia i vicini di casa non hanno mai speso una parola di amicizia o di solidarietà per una persona seriamente ammalata e che ha servito lo stato per tutta la vita".
Una situaziuone che il giudice ha stigmatizzato anche nelle motivazioni della sentenza: "Desta particolare stupore l'atteggiamento di una compagine condominiale che di fatto, per inerzia o carenza di solidarietà, impedisca a un condòmino disabile di rimuovere le barriere architettoniche che lo logorano nell'intimo fino al punto da portarlo a minacciare il suicidio. Desta anche stupore una compagine condominiale che si attivi per rimuovere qualche bidone della spazzatura e nominare un amministratore di condominio, solo dopo l'intervento di un giudice e dei servizi sociali".
"È stato sentito un rappresentante dei condomini, il quale è apparso del tutto indifferente alle problematiche (di Angelo, ndr) rilasciando dichiarazioni che non possono che lasciare perplessi - scrive il giudice-. Ad esempio, quanto al fatto che avesse chiesto una maniglia per potere aprire la porta dell'androne era preoccupato per la suddivisione delle spese: opportuno evidenziare che si tratta di una spesa pari al prezzo di una maniglia e della sua installazione sulla porta".
"All'esito della istruttoria - conclude il giudice -, è convincimento di questo giudicie che sia stato ostacolato nella realizzazione della propria personalità, non supportato nell'esigenza di sentirsi libero da barriere e vessato al momento di reclamare l'esercizio e il riconoscimento dei propri diritti.
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