È diventata una serie così amata che, prima di tornare in tv, farà un passaggio al cinema, lunedì e martedì prossimo. Come per suggellarne la qualità. Chi invece se la vuole gustare su Raiuno dovrà attendere l'11 gennaio. Parliamo di Doc-Nelle tue mani, il medical-family drama con intrecci detective che ruota attorno al dottor Andrea Fanti e alla perdita di memoria a causa di un colpo di pistola. In questa terza stagione gli spettatori ritroveranno Matilde Gioli, Sara Lazzaro, Pierpaolo Spollon, Giovanni Scifoni, Elisa D'Eusanio e una new entry: Giacomo Giorgio, protagonista dell'altra serie-fenomeno Mare Fuori nel ruolo di uno specializzando.
Ma come si fa a mantenere un livello alto dopo due stagioni in cui le vicende ospedaliere, le relazioni sentimentali e i rapporti di conflitto sono stati scandagliati? Lo spiega il dottor Fanti medesimo, ovvero Luca Argentero (nella foto): «Anche io, prima di leggere la sceneggiatura mi chiedevo come avrebbero fatto gli autori a proseguire le vicende, e penso che ci siano ben riusciti. Nella prima stagione si mostrava al pubblico la storia di Doc (nella realtà Pierdante Piccioni, medico che non ricordava i suoi ultimi 12 anni dopo un incidente).
La seconda ha raccontato in tempo reale l'epoca del Covid. In questa terza al mio personaggio riaffioreranno ricordi. Si ritroverà così nella sfida più dura: affrontare un passato diverso da quello che gli hanno raccontato. Per poi ricominciare dall'unica cosa essenziale: curare i pazienti per curare sé stesso.
Altro elemento della terza stagione è il reintegro nell'incarico da primario. «Questo significa avere a che fare con la gestione del potere e del denaro». E qui Luca Argentero esprime tutta la sua preoccupazione per una questione che lega la fiction alla realtà: «Oggi c'è un approccio alla medicina che guarda prima di tutto al profitto.
Un reparto di medicina interna ormai non ha quasi più senso di esistere: si vogliono reparti sempre più specializzati, esami sempre più costosi. Il paziente stesso è una fonte di reddito. È un tema scomodo. Al centro del sistema sanitario deve restare la persona».
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