Chi è di sinistra è altruista, generoso e dotato di una forte sensibilità sociale. Chi è di destra è egoista, individualista indifferente ai problemi della società e degli altri.
Questo, com’è noto, è uno dei più triti e beceri luoghi comuni sulle differenze «antropologiche» fra i due schieramenti politici. Insomma, quelli di sinistra sono (tendenzialmente) buoni, quelli di destra sono (tendenzialmente) cattivi. A pensarla così non sono solo i più mentalmente pigri «luogocomunisti» ma anche molti commentatori, soprattutto certi sedicenti «indipendenti» o super partes, detti anche «cerchiobottisti», giacché è facile e comodo aggrapparsi agli schemi prefabbricati. Perciò, per la proprietà transitiva, Letizia Moratti e tutti quelli che votano per lei sono individualisti, egoisti eccetera. Tutti coloro che invece votano per Giuliano Pisapia sono altruisti, sensibili eccetera.
È evidente che si tratta di una colossale sciocchezza. Basta dare un’occhiata alle rispettive squadre di sponsor e supporter, ai rappresentanti di quelle «due differenti borghesie milanesi» di cui hanno parlato molti commentatori in questi ultimi giorni. Da una parte la Moratti col suo impegno, noto, per la comunità di San Patrignano; l’impegno sociale e umanitario - non esibito, fin troppo discreto - di suoi stretti collaboratori come Mariolina Moioli e Giovanni Terzi; quello di tanti suoi sostenitori, della stessa Letizia, e di persone al lei molto vicine a favore delle popolazioni di Haiti o di certi paesi africani. Di un recente viaggio del sindaco in alcuni Paesi dell’Africa occidentale, ad esempio, nulla si è saputo, e invece valeva la pena di parlarne perché molta utilità porterà a quella gente. Dall’altra parte, certo, ci sono Milly Moratti e Lella Costa impegnatissime per Emergency, i buoni di sinistra. Domanda: ma se il coccolatissimo Gino Strada, capo e fondatore di quella organizzazione, la Onlus che raccoglie più fondi, fosse di destra, le due succitate signore se ne occuperebbero ugualmente? In Afghanistan o in Sudan ci sono altre organizzazioni umanitarie che svolgono un lavoro altrettanto prezioso e meritevole ma che non godono dei benefici di altrettanta promozione finanziaria e sociale.
Insomma, ve lo immaginate Umberto Eco che parte da Capalbio per andare a dire qualcuna delle sue intelligentissime cose a San Patrignano o in qualche altra comunità di tossici? Oppure ve la immaginate Giulia Maria Crespi che lascia Saint Moritz per andare ad Haiti a chiedere di preservare i gioielli dell’architettura creola, insieme a Carlin Petrini, quello di Slow Food, che spiega ai bambini neri, mentre cercano qualcosa da mangiare nei cumuli di rifiuti, i vantaggi dei prodotti alimentari «a chilometro zero»?
Esagerazioni, paradossi, lo so. Ma risposte adeguate alle arbitrarie classificazioni del tipo «i buoni di qua, i cattivi di là». E pare non solo buoni e cattivi, ma anche di simpatici e antipatici: abbiamo sentito ripetere fino alla nausea che «la Moratti non è simpatica, non sta fra la gente, è fredda» (a sinistra si preferisce dire «algida») e che, invece, «Pisapia è simpatico e tanto una brava persona». Ebbene, è per questo e solo per questo che dovremmo votare lui e non lei? Se in queste settimane avessimo tutti parlato di più di cose concrete, programmi, progetti, alleanze, cose fatte e cose non fatte, oggi saremmo tutti più sereni.
Ma una cosa è certa, non è inventandosi arbitrarie e grossolane differenze etiche e antropologiche che la sinistra conquisterà la fiducia dei milanesi.
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