Donne, musica e pittura. Il "concerto" di Casorati

In mostra alla Fondazione Magnani-Rocca ottanta capolavori realizzati fra il 1907 e il 1960

Donne, musica e pittura. Il "concerto" di Casorati
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Per capire Casorati bisogna guardare i bordi. È lì, ai margini dell'immagine dipinta, lontano dal centro della scena e vicino alla cornice, che si nascondono i dettagli utili a comprendere il rebus della sua pittura: un cavalletto, uno spartito musicale, il dorso di un libro. Accade anche nella mostra antologica dedicata a Felice Casorati (1883-1963) allestita fino al 2 luglio nelle sale della Fondazione Magnani-Rocca, la villa dei capolavori di Mamiano di Traversetolo concepita dal musicologo e collezionista Luigi Magnani (1906-1984) come scrigno della sua preziosa collezione d'arte circondato da un sontuoso giardino (con una colonia di pavoni, alcuni bianchi, che da sola merita la visita).

Magnani e Casorati non si conobbero mai, ma sono accomunati e per questo l'esposizione, dal sottotitolo «Il concerto della pittura» appare particolarmente azzeccata dalla passione viscerale per la musica, e per Beethoven in particolare. Felice Casorati aveva infatti iniziato a prendere lezioni di piano fin da bambino (ritroviamo queste reminiscenze nei tanti spartiti consunti e rovinati che punteggiano le sue opere) ma poi aveva dovuto interrompere la sua formazione a causa di una malattia nervosa che rese la sua salute cagionevole fin dall'adolescenza. Fu lo stesso medico di famiglia a consigliare ai genitori del giovane Felice di comprargli fogli e acquarelli e l'artista ricorderà anni dopo come, da allora, «il demone della pittura non mi lasciò più».

Di questa maledizione trattenuta da una pennellata misurata ed elegante vediamo ora alla Magnani-Rocca alcuni fulgidi esempi grazie a una mostra, curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari e Stefano Roffi, che è una cavalcata di ottanta capolavori, presentati in ordine cronologico, dal 1907 al 1960. La prima sala si apre sul Ritratto della sorella Elvira, esposto alla Biennale di Venezia del 1907, realizzato da un Casorati appena 24enne che aveva studiato legge a Padova ma già pronto per farsi apprezzare dal mondo dell'arte. Trascorre i tre anni successivi, con il sostegno della famiglia, a Napoli: il suo museo preferito è Capodimonte, dove studia le opere di Bruegel il Vecchio. Ma è alle Biennali successive che avviene la folgorazione per Klimt e la Secessione Viennese che lo porta, una volta trasferitosi a Verona, a proporre le sue prime enigmatiche figure femminili.

Le donne di Casorati sono delle perle e anche alla Magnani-Rocca i dipinti con soggetti femminili sono tra quelli indimenticabili in mostra: opere come Le Signorine, del 1912, che accoglie il visitatore al termine dalla scalinata che introduce alla seconda sezione della mostra, ipnotizza per l'eleganza della composizione, per la tavolozza chiara e luminosa, per i dettagli di questo particolare pic-nic sull'erba dove le protagoniste sono in piedi, come delle modelle, e sul telo troviamo fiori di ogni genere, profumi, belletti, gioielli (e uno specchio che, come sempre in Casorati, rimanda all'idea del doppio e dell'ambiguo). E se nel ritorno all'ordine degli anni Venti Felice Casorati ci regala quadri raffinati come Conversazione platonica, un dialogo muto tra la bellezza femminile e lo sguardo maschile (un uomo dal volto coperto dal cappello), il quadro che seduce davvero è il ritratto di Silvana Cenni, che pare un'opera di Piero della Francesca traghettata nel Novecento. Se ne sta da solo, sulla parete di sinistra della grande sala centrale della mostra, e, seppur celeberrimo, stupisce ogni volta per la sua atmosfera metafisica, dove la figura appare ieratica, quasi congelata in un fermo immagine infarcito di ambiguità.

Troviamo la medesima indecifrabilità in molte delle opere successive, sia in quelle abitate da personaggi (che dire della bambina in bianco del dipinto Beethoven, di bianco vestita, con il cane alla sua sinistra e i libri di musica accanto, la chitarra sullo sfondo: è la gioia dell'attesa o la noia per la routine della lezione?) sia nelle nature morte.

Queste ultime sono una vera e propria covata: è nutrito infatti il nucleo di dipinti dedicati alle uova, emblema dell'arte di Felice Casorati, così perfette nella forma e così solide nella sostanza eppure così fragili e precarie.

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