Un doppio assist per il candidato Pd-M5S in crisi nei sondaggi. Mancano undici giorni al voto e Pierfrancesco Majorino deve scalare una montagna per recuperare i punti che lo separano dal governatore uscente del centrodestra Attilio Fontana, che incasserebbe a seconda delle società di rilevazione tra il 45 e il 50% delle preferenze. Beppe Sala ieri ha lanciato un video-appello al voto disgiunto: «il presidente della Regione verrà eletto in un'unica tornata elettorale, non esiste il ballottaggio - ricorda -. Ciò rende fondamentale la scelta che farete il 12 e 13 febbraio. I sondaggi non sono oro colato ma c'è una significativa convergenza nelle rilevazioni dei principali siti di ricerca: se la giocheranno Fontana e Majorino», Letizia Moratti in campo con il Terzo Polo è terza. E quindi il sindaco senza citarla prova a scippare i suoi elettori: «Invito al voto utile - continua -. Chi vuole che la guida della Regione cambi deve votare Majorino, è possibile anche il voto disgiunto, potere mettere la ics su un candidato presidente e una ics sul partito a cui vi sentite più vicini, anche se non è collegato».
Tanto per non far imbufalire del tutto il leader di Italia Viva Matteo Renzi e di Azione Carlo Calenda, in arrivo domenica a Milano per chiudere la campagna elettorale al fianco della Moratti. Majorino ovviamente ringrazia: «Sala che è un pragmatico fa un ragionamento di buon senso. La corsa ormai a due è evidente. Con massimo rispetto verso Moratti, diciamo a quelli che vogliono cambiare di votarci e di votarmi perchè oggettivamente noterete il cambiamento». E non l'ha presa affatto bene Moratti, che invece ribatte a Sala: «Ha ragione, il voto utile è a due, e io credo di essere uno dei voti utili».
E il sindaco ha dedicato la puntata di ieri del suo podcast quotidiano «Buongiorno Milano» a un altro tema tanto caro a Majorino, quello dell'immigrazione. Il candidato Pd-M5S da assessore milanese al Welfare nel 2019 lanciò una marcia antirazzista e sfilò accanto a Sala dietro allo striscione «People». Ieri il sindaco ha ripreso un recente articolo del Corriere per motivare perchè «è indispensabile» favorire l'immigrazione, ma visto che dal 2019 ad oggi si deve essere reso conto che la gestione del fenomeno è complicata, «dirotta» i nuovi arrivi nel Mezzogiorno. Fa un ragionamento «non ideologico, non buonista, non populista ma semplicemente razionale» è la premessa. Ricorda che nel 2022 l'Italia ha perso duecentomila abitanti e sarebbero stati il doppio senza il movimento migratorio di 200mila persone. E l'Italia è il Pese con la più bassa natalità d'Europa e uno dei Paesi al mondo col più basso numero medio di figli per donna.
«Non vuol dire ovviamente che non si debbano attuare politiche per la natalità classiche per cercare di aumentarle, saranno benedette se verranno, e stiamo aspettando una esplicitazione delle linee di intervento che il governo intende perseguire» ma «è sempre più urgente una programmazione dei flussi migratori distribuendoli su tutto il territorio nazionale se non vogliamo rischiare che interi comparti produttivi come agricoltura, manifattura, edilizia restino senza lavoratori e chiudano». Ma sottolinea appunto che bisogna «scongiurare lo svuotamento del Mezzogiorno, dove si nasce ormai agli stessi ritmi se non persino a livelli inferiori del nord e i movimenti migratori anche interni tra regioni e dall'estero non solo quelli del nord». Ne parla «anche da ex manager».
La leghista Deborah Giovanati, consigliera comunale e candidata alle Regionali, lo invita piuttosto a fare meglio i conti e le scelte su Milano: «Ora si preoccupa del crollo delle nascite? É lo stesso sindaco che sta chiudendo asili e sta tagliando i centri estivi? Ogni istituzione deve fare la propria parte per difendere la natalità e le politiche
familiari. Qui invece le famiglie e le giovani coppie, comprese quelle straniere che ormai si stanno attestando sui nostri numeri di nascite, sono abbandonate dal Comune e sono sempre più costrette ad abbandonare Milano».
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