Roma. «Uno sviluppo di lungo periodo non è possibile senza l'etica. Questa è una implicazione fondamentale, per l'economista, dell'amore nella verità (caritas in veritate) di cui scrive il Papa nella sua enciclica».
Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha commentato sull'«Osservatore romano» le parole di Benedetto XVI ribadendo l'importanza dell'etica nello sviluppo della società e dell'economia.
«Per riprendere la via dello sviluppo - ha aggiunto - occorre creare le condizioni affinché le aspettative generali, quelle che Keynes chiamava di lungo periodo, tornino favorevoli». È necessario, perciò, «ricostituire la fiducia» delle imprese, delle famiglie, dei cittadini, delle persone nella capacità di crescita stabile delle economie. Ma nel tempo, ha sottolineato il governatore, «questa fiducia non può essere disgiunta da una istanza morale, dalla speranza profonda di "creare un modello di economia a servizio di ogni persona"», come scrisse Giovanni Paolo II nella Bolla di indizione del Giubileo 2000.
«La crisi attuale - si legge nell'articolo firmato da Draghi - conferma la necessità di un rapporto fra etica ed economia, mostra la fragilità di un modello prono a eccessi che ne hanno determinato il fallimento». La recessione, secondo, il governatore è stata determinata da «un modello in cui gli operatori considerano lecita ogni mossa, in cui si crede ciecamente nella capacità del mercato di autoregolamentarsi» e invece «divengono comuni gravi malversazioni» e «i regolatori dei mercati sono deboli o prede dei regolati»
Ma, come specificato anche nel corso dell'assemblea Abi, un modello in cui «i compensi dei manager sono ai più «eticamente intollerabili» non può essere considerato tale. Lo scenario descritto da Draghi interpreta la crisi non tanto come caduta dei corsi azionari ma come venir meno dei valori fondanti della società. Un aspetto al quale Benedetto XVI ha fatto riferimento prendendo a riferimento la «Populorum progressio» di Paolo VI.
E alla necessità di proiettare la morale anche nell'ambito dell'economia Draghi non si è sottratto ricordando che «egli ultimi decenni l'espulsione dell'etica dal campo d'indagine della scienza economica è stata messa in discussione, perché incapace di dar conto compiutamente degli atti umani in ambito economico e di spiegare l'esistenza delle istituzioni rilevanti per il mercato solo come risultato della mera interazione di agenti razionali ed egoisti». L'indifferenza a un sistema valoriale «spinge l'uomo ad abusare dello strumento economico» e «se non è più mezzo per il raggiungimento del fine ultimo - il bene comune - il profitto rischia di generare povertà»: in questo Draghi concorda con la dottrina sociale della Chiesa.
Ma un'intonazione ancor maggiore si riscontra con la «Quadragesimo anno» di Pio XI con la quale si accennava a un governo globale dell'economia: un obiettivo al quale Draghi lavora da tempo come presidente del Financial Stability Forum.
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