Sarà comunque strano che, lunedì prossimo, giorno della Shoah in tutto il mondo e data in cui avrà inizio a Ginevra la famosa conferenza delle Nazioni Unite detta «Durban 2» contro il razzismo, il podio venga offerto a un razzista negazionista che ha più volte dichiarato di voler distruggere Israele come Mahmoud Ahmadinejad: il premier iraniano, alla ricerca di un palcoscenico adatto a lui, ha infatti annunciato la sua partecipazione alla conferenza. Nonostante molte polemiche e cambiamenti della piattaforma, essa rischia dunque ancora di più di essere il doppione di Durban 1, e comunque una sua versione ancora più pericolosa, dato che l’Iran finanzia gran parte del terrorismo mondiale (compresi gli Hezbollah e Hamas) e prepara le sue postazioni nucleari. La Germania, che capisce cosa potrebbe accadere, si prepara in queste ore a seguire il piccolo coscienzioso corteo di chi a Ginevra non intende farsi vedere. Nel 2001, si riunirono in Sudafrica centinaia di delegazioni e migliaia di Ngo che trasformarono una conferenza contro il razzismo in una conferenza razzista contro Israele e contro gli Usa. Si sprecarono le marce sotto gli striscioni inneggianti a Bin Laden, le grida di «morte all’America» e le accuse di apartheid a Israele. Durban 2 può diventare la replica in versione attivamente antisemita e guerrafondaia contro Israele dell’evento che precedette di pochi giorni l’attacco alle Twin Towers. A cominciare dall’evento previsto per il fine settimana: una riunione di organizzazioni non governative che porta il nome «Conferenza di esame (review) di Israele», completa di un rally antisraeliano il 18 aprile.
Mercoledì è stato completata la bozza di documento base per la conferenza. Distribuito dall’Alta Commissionaria per i diritti umani Navi Pillay con la presidente della commissione, la libica Najat Al-Hajjaji, non è stato discusso, ma solo consegnato agli astanti: è chiaro che si cerca di offrire una piattaforma più palatabile rispetto all’enorme prima versione dalle fosche tinte, presentando una bozza più agile e meno aggressiva; si cerca con ciò di spingere almeno parte dell’Europa utilizzando anche la fretta dell’ultimo momento e la ripugnanza a disertare l’Onu, verso un appuntamento dominato da un’idea rovesciata dei diritti umani. Infatti la bozza attuale non rinuncia al riferimento al primo documento, quello di Durban 1, che indicava Israele come stato razzista e gli Usa come male del mondo; indica l’occupazione, termine che immediatamente allude a Israele, come fonte di razzismo e di apartheid; rimette in circolazione in vari modi l’idea della proibizione della critica alle religioni (ovvero ripropone il tema dell’antislamismo) e invita a onorare le «culture diverse», che spesso si presenta tuttavia come persecuzione degli omosessuali, oppressione sistematica delle donne, sharia che condanna a terribili pene corporali. Come sta reagendo il mondo nelle ultime ore prima della conferenza che avrà Ahmadinejad come vicepresidente? Di sicuro sembra che gli Usa, il Canada e la nostra coraggiosa Italia abbiano mantenuto fermo il loro «no»; di incerto, il comportamento di altri Paesi europei, per esempio dell’Olanda che tentenna. Ma si avvicina a grandi passi il «no» la Germania di Angela Merkel, fino a poche ore fa propensa a partecipare.
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