Roma - Libertà di voto. Contrariamente al diktat lanciato dall'opposizione per far cadere il governo, la maggioranza non ha dato indicazioni sul referendum della prossima settimana ma ha lasciato piena libertà di voto. Una mossa che spiazza la sinistra che, galvanizzata dal risultato incassato alle amministrative, sta cercando di trasformare la consultazione referendaria in un risultato politico. Dai dipietristi al Partito democratico, da Michele Santoro a Nichi Vendola il refrain è sempre lo stesso: se passano i quattro "dì", Silvio Berlusconi deve dimettersi. Ma a far sgretolare il fronte degli anti Cav è il governatore della Puglia, Nichi Vendola, che si accorge del rischio di trasformare il voto in un referendum contro il premier e sbatte la porta in faccia ad Antonio Di Pietro che voleva una manifestazione di popolo in piazza del Popolo a Roma.
"Abbiamo dato assoluta libertà di scelta ai nostri elettori". Il premier sfugge alla trappola ordita dall'opposizione. Non c'è motivo che spinga il Cavaliere a dimettersi. Il referendum è l'occasione per dar voce al popolo e ragionare su argomenti che interessano la vita pubblica. Eppure Antonio Di Pietro spinge per politicizzare il voto. Durante la Telefonata su Canale 5, Berlusconi ha tuttavia spiegato che i referendum "nascono da intenzioni demagogiche". Per esempio, il quesito vhe interessa l’acqua risulta fuorviante dal momento che il governo non ha intenzione di privatizzare l’acqua ma ha come obiettivo il mettere fine agli sprechi. Lo stesso discorso vale per il quesito sul nucleare. Si tratta di norme già abrogate. E, quindi, viene chiesto ai cittadini di andare a votare sul nulla. Tuttavia, il presidente del Consiglio spiega che, sebbene il governo si asterrà dal prendere una qualsiasi posizione, prenderà comunque atto della volontà dei cittadini. Per tutti questi motivi, è lo stesso Berlusconi a sottolineare che "l’esito del referendum non ha nulla nulla a che vedere con la tenuta del governo".
L'opposizione si muove tuttavia in modo scomposto. Mentre dal Pd arriva l'ordine di scuderie di correre a votare in massa, il Terzo Polo non riesce a trovare una linea comune. Futuro e Libertà non nasconde il proprio imbarazzo per il quesito sull'acqua. Benedetto Della Vedova ne difende i principi: "Voterò no ai referendum sull’acqua: mi chiedo quanti tra i proponenti abbiano letto il testo della legge Ronchi". D'altra parte, il testo risulta equilibrato perché punta a recepire le norme europee che prevedono la messa a gara tra pubblico e privato dei servizi pubblici locali, inclusi ovviamente quelli idrici. "La legge - puntualizza l'esponente finiano - non esclude che la gestione resti appannaggio diretto dei Comuni". Anche l'Agcom invita i vertici di viale Mazzini a informare gli spettatori attraverso la tribune politiche e la trasmissione delle informazioni necessarie a decidere autonomamente sul referendum.
Eppure le frange più estreme dell'opposizione non intendono mollare la presa. Sebbene assicuri che "i referendum non sono un giudizio divino su Berlusconi", Di Pietro si smentisce subito spiegando chiaramente che l'intento dell'Idv è "togliere Berlusconi da Palazzo Chigi". Una volontà fortemente condivisa anche anche dalle altre forze di opposizione, anche se il tentativo di politicizzare il voto nel tutti uniti contro il Cav inizia ad apparire ai più un'arma a doppio taglio. Bersani spiega (senza troppa convinzione) che il Pd non ha inteso neppure le amministrative come l'occasione per dare un colpo al governo: "Qui si parla di nucleare, di acqua e di legittimo impedimento. Chi sia a destra sia a sinistra la pensa come noi e vuol venire sul palco della manifestazione è il benvenuto". Anche Carlo De Benedetti scende in campo invitando gli italiani a votare per raggiungere il quorum: "E' un fatto democraticamente rilevante in quanto non c’è nulla di più democratico di un referendum. Scippare agli italiani il referendum era un atto che non apparteneva alle regole della buona democrazia".
Bisogna leggere dietro le righe per comprendere i veri intenti. La lotta portata avanti dai dipietristi punta a dimostrare che il Cavaliere non ha più la moggiaranza nel paese e a far passare il quesito sul legittimo impedimento. Una strategia che però non piace a Vendola che non scenderà in piazza del Popolo insieme all'Idv di Di Pietro.
"La configurazione della manifestazione - spiega Paolo Cento - rischia di rispondere ad una logica politicista e poco utile per il raggiungimento del quorum". Una vera sberla all'ex pm che punta a un'opposizione unita per riuscire a incassare i quattro "sì".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.