Ciascun pendolare che lavora a Milano spende in media 6.043,5 euro l’anno in città. È quanto risulta dalle rilevazioni per il 2010 della Camera di commercio di Monza e Brianza e della società Ricerche per l’economia e la finanza, che hanno stimato in 23,7 euro al giorno la somma pagata da ciascun lavoratore proveniente dall’esterno del capoluogo. E se si pensa che i non residenti che ogni mattina si recano a Milano sono pari a 670mila unità, il loro indotto annuo raggiunge i 4 miliardi, 49 milioni e 145mila euro l'anno. Oltre dieci volte di più rispetto ai 400 milioni di euro che, secondo una ricerca del centro Criet della Bicocca, il Comune di Milano spende per le persone provenienti da fuori città. Una somma che però include anche quanti hanno una seconda casa a Milano, e che quindi pagano la tassa rifiuti e l’Ici. Mentre calcolando i soli pendolari la spesa di Palazzo Marino scende a 295 milioni di euro. E se è vero che la Camera di commercio di Monza e Brianza ha aggiornato i dati al 2010, mentre il Criet si è fermato al 2005, per la città i pendolari restano comunque un affare.
Per realizzare la stima, la Camera di commercio ha predisposto un paniere in cui si includono colazione al bar, quotidiano, pausa caffè, pranzo in pizzeria, aperitivo veloce, andata e ritorno con i mezzi pubblici. Con una tendenza all'aumento della spesa pro capite, pari a 80 centesimi al giorno in più rispetto al 2009, in controtendenza rispetto alla crisi. Un quadro molto diverso quello fornito da una ricerca di Gianmaria Bernareggi e Vittorio Ferri, professori del Centro di ricerca in economia del territorio (Criet), secondo i quali il federalismo fiscale dovrebbe tenere conto della spesa del Comune di Milano legata ai pendolari. Dei quali, come risulta da una stima della Camera di commercio di Milano, 630mila al giorno arrivano in auto intasando le vie della città. "Per evitare disuguaglianze - sottolinea Ferri -, bisognerebbe legare inscindibilmente il voto alle elezioni amministrative, il pagamento delle tasse comunali e la fruizione dei servizi pubblici. Tra le nostre proposte ci sono quindi l’introduzione di una tassa di soggiorno dello 0,1 o 0,2% per i turisti negli hotel, vincolando questa imposta agli investimenti per il turismo e consentendo agli albergatori, come agevolazione, di trattenere quella somma due mesi prima di girarla al Comune".
Tra le misure che per Ferri andrebbero prese, anche "parcheggi a pagamento più costosi per i pendolari e tasse d’ingresso o congestion charge estese a tutto il territorio comunale". Misure da controbilanciare consentendo ai non residenti con un’abitazione in città di votare alle elezioni amministrative del Comune nel quale lavorano. Mentre per il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, "il vero problema irrisolto è quello di chiamare "city users" e pendolari a pagare i servizi comunali goduti. Servizi che oggi invece sono pagati esclusivamente dai residenti e dai proprietari degli immobili presenti in città". Per Colombo Clerici infatti "per una città come Milano la questione è veramente cruciale perché qui il pendolarismo, a differenza ad esempio di quanto avviene a Roma, proviene dai Comuni limitrofi, del tutto autonomi sul piano amministrativo e fiscale.
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