Ecco il canto d’amore più antico del mondo

Risale a 4mila anni fa e fu composto da una regina sumera per il marito, in occasione del primo anniversario di matrimonio. La canzone era scritta su alcune tavolette in caratteri cuneiformi, ritrovate a nord di Bagdad: dopo anni di lavoro è stata tradotta da una esperta di Istanbul

Ecco il canto d’amore più antico del mondo

Istanbul - La canzone d’amore più antica del mondo ha ben 4.000 anni, la cantavano gli antichi Sumeri e, almeno simbolicamente, parla anche un po’ di turco. In una Istanbul che, di anno in anno, scopre sempre di più la celebrazione del Sevgiler Günü (il giorno degli innamorati), ieri le pagine di tutti i quotidiani riportavano la notizia che la canzone d’amore più antica del mondo è stata scoperta e tradotta da una studiosa turca.
La signora in questione si chiama Muazzez Ilmiye Cig e alla veneranda età di 93 anni continua il suo lavoro di esperta del popolo dei Sumeri, civiltà mesopotamica che si sviluppò nel 5.000 a.C., soprattutto per quanto riguarda la decodificazione della scrittura cuneiforme, attività in cui è considerata la massima specialista mondiale. Nella sua carriera ha tradotto oltre 30mila tavolette ed è considerata una vera gloria nazionale.

Ieri è tornata sui giornali con una notizia degna di San Valentino. La canzone d’amore più antica del mondo, che non ha titolo, è composta da tre strofe di quattro versi ciascuna. La tavoletta fa parte di un corpus rinvenuto nel 1952 a Nord di Bagdad, in tutto 2.462 tavole. Il ritrovamento era stato effettuato dall’americano Samuel Noah Kramer, che aveva chiesto subito l’aiuto di Muazzez Ilmiye Cig, a quei tempi già affermata sumerologa. La decodificazione ha richiesto decenni di lavoro e i risultati sono stati recentemente pubblicati nell’ultimo libro della Cig Tarih Sümer’de baslar (La Storia inizia dai Sumeri). Ai tempi del ritrovamento, l’équipe non aveva capito che quelle tre strofe che parlavano di passione sfrenata e di matrimonio fossero in realtà una canzone. Trattandosi di un componimento in cui una donna si rivolge al suo novello sposo, all’inizio credevano si trattasse di una formula tratta da qualche cerimoniale. Ma la dolcezza del tono e il riferimento all’attività sessuale e alla fertilità del matrimonio hanno fatto sorgere il dubbio che avesse una destinazione diversa. E infatti fu scritta dalla moglie del re sumero Susin per celebrare il primo anniversario del loro matrimonio, 4.000 anni fa.

La storia non ci ha lasciato il suo nome, ma si sa che regnò a fianco del consorte nella città di Ur e che fu molto amata dal marito e dalla gente. Su alcune tavolette dello stesso corpus si racconta che la canzone fu eseguita durante un imponente banchetto e con un gran seguito di danzatrici e musici. E anche la struttura omogenea delle strofe farebbe pensare che fu cantata. Dopo il banchetto, poi, si diffuse fra il popolo.
Oggi la tavoletta si trova in una sezione speciale del Museo archeologico di Istanbul, dove Muazzez Ilmiye Cig è stata direttore per decenni. L’hanno chiamata «tavoletta di Istanbul», che da ieri per i Turchi è diventata la città degli innamorati per eccellenza. Ma guai a nominargli San Valentino.

Se si parla del martire cristiano e della sua leggenda rispondono che non ne sanno nulla e che con il giorno degli innamorati non ha nulla a che vedere. Per loro il 14 febbraio è un’esplosione di cuori, fiori, regali e strade illuminate. Mancava solo una bella canzone d’amore per completare la festa.

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