Ecco la casa circolare costruita intorno a te

La forma rotonda fa parte della storia dell'uomo, basta pensare alla ruota che si mostrò una delle più grandi intuizioni. Ma il rotondo, il circolare fa parte anche della vita di una casa attraverso tutta una serie di oggetti che, più o meno piccoli o grandi, più o meno usati, si ritrovano tra le mura di ogni abitazione ad ogni latitudine. Così una lampadina, un piatto, un bicchiere, una ciotola, un paio di occhiali, un portaombrelli, un tavolo, un lavabo, un portaombrelli e così via.
Il design di oggi si è andato via via interessandosi sempre più alla forma circolare, da una parte spinto dal fatto che le linee squadrate avevano riempito il mondo, dall'altra che tondo è morbidezza, intimità, piacevolezza al tatto, contrasto stesso con quanto è squadrato, e allo stesso tempo costituisce sempre una sorpresa visiva. Così si è arrivati al letto circolare, più o meno decorato ma simbolo di lusso, di comodità, di importanza per una camera, anche se poi il fatto pratico di lenzuola o coperte diventa marginale, alla poltrona, ampia e confortata da cuscini, o vera sfera morbida, e così il lampadario, il tappeto e tanti oggetti che vi mostriamo in questa pagina. Gli architetti non sembrano però amare a dismisura questa forma, che mal si adatta all'abitare, che richiede finiture su misura che obbliga nell'arredo a stampi e a preforme costose e impegnative, e quindi la carta rimane libera al designer che vi ci lavora in una continua ricerca della razionalità e nella purezza effettiva di questa forma. Ma il pubblico ama davvero ciò che è rotondo e circolare? Diciamo che lo ama soprattutto quando lo vuole la razionalità, come per un bicchiere o per un piatto, meno nelle tante espressioni e funzioni nelle quali l'attualità lo presenta.


Ma ormai la casa sta diventando luogo di «composizione» e quindi l'arredo ha perduto le sue regole precise e catalogate, accettando le forme circolari quali componenti se non essenziali almeno complementari di una decorazione che si è fatta sempre più personale dove la parola «gusto» ha assunto tutti i significati.
(hanno collaborato:
Michela Orefice e Albino Boffi)

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