Non solo Milano ma anche Roma, Venezia, le regioni Lazio, Piemonte e Liguria, tutti i comandi interregionali e chissà quali altri uffici nevralgici. Dagli interrogatori a disposizione della Procura di Roma oggi emerge che c’era un piano segreto sulla Guardia di finanza. Promosso dal viceministro Vincenzo Visco, portato avanti con determinazione dall’allora comandante in seconda Italo Pappa e dall’ispettore dei reparti d’istruzione Sergio Favaro, il piano prevedeva tre fasi per rivoluzionare città per città i vertici delle Fiamme gialle. La prima fase, la più impellente, contemplava l’intera gerarchia di Milano, impegnata nelle indagini sulle scalate bancarie, tra cui quella di Unipol: dal comandante della regione Lombardia al capo della sezione giudiziaria. Ed era proprio questa l’unica fase finora nota e che ha portato alle note polemiche degli ultimi mesi sino alla rimozione del comandante generale Roberto Speciale. Ma le altre due fasi del programma progettavano uno spoil system ancor su più vasta scala.
Le decisioni sui capi
Nel piano si partiva dai comandanti interregionali, ovvero quei generali di corpo d’Armata a capo ciascuno di diverse regioni. Sono quindi alti ufficiali che ricoprono incarichi nevralgici per le attività nel Paese.
Ebbene Speciale non avrebbe più deciso in autonomia e consultandosi con il Consiglio superiore della Gdf. Come indicano prassi e normative. No, si cambia. Si sarebbe dovuto confrontare direttamente con Visco. Questo stando a quanto ha messo a verbale il colonnello Riccardo Rapanotti. Si tratta di un ufficiale che in quei mesi di durissimi contrasti ha goduto di un punto d’osservazione privilegiato essendo numero due dell’ufficio personale al comando generale. A lui si riferivano Pappa e Favaro con richieste e indicando chi e come trasferire, chiedendogli persino, sempre a detta dell’ufficiale, «di non dire nulla al mio superiore come, invece, feci». «Da Pappa e Favaro - è il punto centrale del suo racconto - seppi che i movimenti afferenti i comandanti interregionali avrebbero dovuto formare oggetto di diretto colloquio tra il comandante generale Roberto Speciale e il viceministro». Con un’ingerenza dell’autorità politica senza precedenti.
A sostegno di quanto affermato, Rapanotti indica anche un tentativo di condizionare un preciso trasferimento. Oltre al cambio radicale dell’intera gerarchia di Milano. Il colonnello sostiene infatti che la sostituzione del generale C.A. Ferraro (attuale comandante in seconda, ndr) con il generale Petracca come capo interregionale delle regioni Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, già stabilita dal comandante generale e indicata nell’ambito della pianificazione dei dirigenti dell’anno 2006 - non avrebbe avuto luogo perché Petracca avrebbe dovuto essere trasferito alla sede di Venezia». Andando quindi a comandare l’Italia nordorientale. Il pm Angelantonio Racanelli ha chiesto delucidazioni a Speciale. E il comandante generale, interrogato il 17 giugno, ha confermato.
Elenchi pronti
Ma l’azione di Pappa e Favaro si sarebbe fatta presto ancor più capillare. Con un ricambio a tappeto della gerarchia della Guardia di finanza nel Paese. La denuncia gravissima arriva sempre da Speciale: «Erano già pronti tutti i nuovi elenchi con gli ufficiali da destinare ai diversi reparti».
E una conferma arriva questa volta da Rapanotti che indica due incontri diversi avuti con i generali Pappa e Favaro il 13 luglio 2006: «Diversi movimenti compresi nel promemoria consegnato il 26 giugno da Speciale a Visco - afferma l’ufficiale - non avrebbero mai avuto corso». Secondo questa ricostruzione, quindi, Pappa e Favaro, raccolgono le perplessità del viceministro e cercano di ostacolare l’iniziativa di Speciale. Tanto che anche in questo caso Rapanotti riporta un episodio specifico: «In particolare il generale Favaro mi indicava che non si sarebbe mai dato corso alla sostituzione del generale di Brigata Michele Adinolfi per il Comando Regionale Lazio e del colonnello Zafarana per il comando generale, al primo reparto».
Anche questa vicenda ha trovato conferme nelle parole del comandante generale.
Gli incontri
Ma il contributo di Rapanotti va, se possibile, anche oltre. L’ufficiale infatti ricostruisce quanto accadde al comando nel tardo pomeriggio del 13 luglio 2006: riunioni passate a studiare le norme ed elenchi di ufficiali già pronti per i vari ricambi. È infatti una giornata cruciale in questa vicenda. I generali Pappa e Favaro erano appena rientrati al comando generale dai loro incontri in piazza Mastai con Visco, tenuti rispettivamente alle ore 15.30 e alle 16.00. Pappa avrebbe subito chiesto a Rapanotti delucidazioni sulle disposizioni che riguardano i trasferimenti di ufficiali di polizia giudiziaria.
È quindi plausibile ritenere che proprio poco prima con il viceministro, Pappa aveva discusso i trasferimenti dei quattro ufficiali milanesi. E, in particolare, del ten.col. Vincenzo Tomei, comandante dei servizi di polizia giudiziaria. L’unico con grado e incarico di pg tra i quattro trasferendi.
Ma l’incontro ancor più importante avviene poco dopo. Altra riunione. Questa volta, sempre stando alla ricostruzione di Rapanotti, sono Favaro e Pappa che insieme dettano un elenco di ufficiali da spostare in mezza Italia per soddisfare le esigenze dell’autorità politica e trovare i sostituti. Un terremoto che coinvolgeva almeno una dozzina di ufficiali: il gen. Forchetti avrebbe preso il comando Regionale Piemonte, lasciando il posto al gen. D. Gentili che sarebbe stato sostituito dal gen. Mainolfi, il Col. Lorusso avrebbe assunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’interregionale di Milano, al posto del gen. D. Minervini, che sarebbe stato trasferito nella capitale con l’incarico di capo del Comando Tutela Economia, il col. Pomponi, capo del nucleo, sarebbe stato sostituito dal col. Maccani proveniente da Bologna. Il col. Antonino Maggiore avrebbe sostituito il col. Lorusso.
Non è stato quindi Speciale non solo a volere questi trasferimenti ma nemmeno a studiare la situazione e trovare i sostituti. Tanto che i nomi di tutti gli ufficiali coinvolti di conseguenza e loro malgrado in questo azzeramento vengono dettati da Favaro e Pappa all’ufficiale dell’ufficio personale.
Ma si tratta di spostamenti da eseguire nella massima rapidità, e soprattutto, riservatezza. E lo conferma un dettaglio che oggi assume ancor più rilievo: «È vero che il generale Favaro mi disse che di questi movimenti non avrei dovuto farne parola con nessuno. Nemmeno con il mio superiore di reparto».
Gianluigi Nuzzi
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