
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è entrata nel vivo. Pechino ha subito risposto ai dazi di Donald Trump sull'import cinese imponendo, a sua volta, contro dazi sui prodotti made in Usa importati oltre la Muraglia. In sottofondo le dichiarazioni ufficiali degli alti funzionari del Partito Comunista Cinese e gli editoriali dei media statali insistono sul fatto che il Paese asiatico possiederebbe "strumenti sufficienti" e "piena fiducia" per rispondere a Washington. Il Dragone non può però limitarsi soltanto ad annunciare tariffe in reazione ad altri aumenti tariffari. L' "occhio per occhio" è utile per placare falchi e ultra nazionalisti cinesi ma può fare ben poco, da solo, per salvaguardare l'economia nazionale. Ecco, allora, che Xi Jinping è pronto a giocare altre carte, compreso un interessante jolly.
L'arsenale della Cina: così Pechino risponde ai dazi Usa
Innanzitutto, come detto, la Cina ha attuato una serie di contro dazi sul made in Usa. Questa misura è stata accompagnata da controlli sull'export di Terre Rare e sull'aumento dei controlli sulle aziende statunitensi operative sul mercato cinese. Insistere troppo su questo terreno, tuttavia, rischia di danneggiare Pechino. Il motivo è presto detto. Le ritorsioni non tariffarie, ha sottolineato la rivista Foreign Policy, potrebbero infatti minare la fiducia degli investitori stranieri in un momento in cui il governo cinese sta cercando di corteggiare proprio i capitali esteri e stabilizzare i mercati. "Se la Cina vuole smantellare la narrativa della guerra commerciale, deve fare qualcosa di molto più audace: capovolgere la sceneggiatura", ha scritto la nota rivista.
Che cosa significa? Semplice: se vorrà davvero limitare gli effetti di dazi e tariffe statunitensi, Xi dovrà puntare a rafforzare i rapporti economici con i Paesi asiatici e con l'Unione europea, oltre che ad alimentare i consumi interni. In merito al primo punto, la Cina è chiamata ad accelerare gli accordi commerciali e di investimento con i principali vicini e partner. In termini più concreti, Pechino potrebbe sbloccare l'accordo di libero scambio Cina-Giappone-Corea del Sud, a lungo in stallo, rafforzare l'attuazione del Partenariato economico regionale globale (RCEP) e rilanciare il dialogo con l'Unione Europea. C'è però ancora qualcos'altro che potrebbe fare il Dragone...
La carta dei consumi interni
Certo, il governo potrebbe varare un massiccio pacchetto di stimolo, e dunque vomitare ingenti quantità di denaro pubblico nell'economia. Pare che, a porte chiuse, il Partito stia discutendo di come e quando piazzare sussidi mirati per elettrodomestici e veicoli elettrici, sostenere il reddito rurale e annunciare un fondo nazionale di stabilizzazione immobiliare. Xi aveva però promesso di liberare i consumi interni, ed è proprio sui consumatori interni che potrebbe fare affidamento il Dragone. Alcuni analisti cinesi avrebbero in realtà già designato un obiettivo: aumentare i consumi interni del 30% entro il 2030, ovvero circa 3.000 miliardi di dollari di domanda annua aggiuntiva.
Questo potrebbe, in teoria, compensare per la Cina la perdita dell'accesso al mercato statunitense e generare un nuovo centro gravitazionale per il commercio globale. È qui che Xi potrebbe calare un jolly inaspettato, consistente nell'ampliamento dei programmi di welfare, ovvero nell'accelerare le riforme dell'hukou (gli attestati di residenza) per integrare i lavoratori migranti nelle città.
Il sistema hukou è un sistema di registrazione introdotto in Cina negli anni '50 per controllare la mobilità della popolazione e gestire l'accesso ai servizi pubblici. Divide i cittadini in due categorie principali: urbani e rurali, determinando il luogo di residenza ufficiale e influenzando l'accesso a servizi come istruzione, sanità e pensioni. Ad esempio, chi ha un hukou rurale può avere difficoltà ad accedere a scuole e ospedali nelle città, anche se vi risiede temporaneamente per lavoro. Al contrario, chi ha un hukou urbano gode di diritti completi ai servizi locali, come l'istruzione e l'assistenza sanitaria.
Ecco: Pechino potrebbe pensare di riformare questo sistema così da trasformare in consumatori attivi oltre 200 milioni di lavoratori delle città privi di un hukou urbano. Basterà la capacità di spesa di un nuovo esercito di consumatori - fin qui fantasma – a limitare gli effetti dei dazi di Trump?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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