Il ballo delle spie con Elon Musk

Dietro gli schermi dei nostri telefoni si sta giocando una partita più grande. Non è paranoia, è la nuova guerra fredda, quella digitale

Il ballo delle spie con Elon Musk
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Non è solo una questione di balletti. TikTok è diventato il campo di battaglia dove si gioca una partita più grande. È il confine tra due mondi, due modi di pensare, due visioni del futuro. Da una parte c'è la Cina, dall'altra gli Stati Uniti. In mezzo ci sono i nostri dati, le nostre vite digitali, i nostri segreti.
La storia è questa: TikTok deve vendere o morire. Gli americani non si fidano. Pensano che dietro quegli algoritmi ci siano gli occhi di Pechino, che ogni like, ogni video, ogni commento finisca in qualche server del Partito comunista cinese. Non è paranoia. È la nuova guerra fredda.

ByteDance, la società madre di TikTok, dice che non è vero. Che i dati sono al sicuro, che nessuno spia nessuno. Ma ormai non basta più. La Corte Suprema americana sta per decidere: o vendi o chiudi. Non ci sono altre strade.

Ed ecco che spunta lui, Elon Musk. L'uomo che compra Twitter e lo chiama X, che sogna Marte e sfida tutti. La Cina lo starebbe corteggiando. Gli offrirebbe TikTok America come un regalo avvelenato. È una notizia che rimbalza, che viene smentita, che ritorna. Come tutte le storie di spionaggio che si rispettino.
Musk sarebbe il cavallo di Troia perfetto. È americano ma non troppo ortodosso. È un libertario che non ama le regole. È un provocatore che fa impazzire Washington. È l'uomo che può tenere insieme gli opposti, che può far digerire agli americani un TikTok che resta un po' cinese.

Ma è proprio questo il punto: può un'app essere un po' cinese e un po' americana? Può un algoritmo servire due padroni? La risposta è no. Lo sanno tutti. Lo sa Pechino, lo sa Washington, lo sa perfino Musk.

Quello che sta succedendo è un gioco delle parti. La Cina fa finta di cercare una soluzione, gli Stati Uniti fanno finta di crederci. È il ballo delle spie nell'epoca dei social network. Non ci sono più microfilm da passare sotto banco, non ci sono più incontri in vicoli bui. Ci sono database, codici, algoritmi. TikTok è troppo importante per essere lasciato al caso. È l'app più scaricata al mondo. È il posto dove i giovani passano ore e ore. È una miniera d'oro di informazioni. Chi controlla TikTok controlla il futuro.

La verità è che nessuno vuole davvero vendere e nessuno vuole davvero comprare. ByteDance non può cedere il suo gioiello senza il permesso di Pechino. E Pechino non darà mai il permesso. Musk lo sa. Gli americani lo sanno.

Quello che stiamo vedendo è solo il primo atto di una commedia che finirà male. Il 19 gennaio la Corte Suprema deciderà. E allora si capirà se TikTok dovrà davvero chiudere in America o se qualcuno troverà un'altra soluzione magica.

Ma non illudetevi: non è una questione di social network. È una questione di potere.

Di chi controlla i nostri dati, di chi può leggere le nostre vite, di chi può prevedere i nostri comportamenti.
I balletti continueranno. Le canzoni pure. Ma dietro gli schermi dei nostri telefoni si sta giocando una partita più grande. È la guerra fredda digitale. E nessuno vuole perdere.

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