Transizione energetica

Il calo della domanda di Gnl: un avvertimento per la strategia dell'Italia

Il calo della domanda globale di gas naturale mette a rischio il piano Mattei e la strategia di diversificazione per la transizione italiana?

Il calo della domanda di Gnl: un avvertimento per la strategia dell'Italia

La transizione energetica italiana passa inevitabilmente per il gas naturale, questo non c'è dubbio. Lo ha scritto nei suoi studi Cassa Depositi e Prestiti e lo hanno ribadito i governi di Mario Draghi e Giorgia Meloni durante la definizione delle loro strategie programmatiche. Il governo Meloni, poi intende promuovere il "Piano Mattei" al fine di rendere l'Italia hub del gas nel Mediterraneo facendo convergere forniture da attori come la Norvegia, l'Azerbaijan e l'Algeria via tubo e nuovi pivot per il gas naturale liquefatto dall'altro.

Ma il tema delle prospettive di sviluppo di questo piano sono fortemente legate alla potenzialità di ampliamento del secondo fronte che per struttura del mercato mondiale appare tuttora assai incerto nelle sue capacità di sviluppo. Secondo quanto riportato dal Global Lng Outlook dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa) l'Italia e l'Europa vedranno una domanda stagnante di gas naturale liquefatto almeno fino al 2025. E la Ieefa ricorda il combinato disposto in atto: "i prezzi elevati del Gnl a livello mondiale siano sostenuti" e si assiste a una "debole crescita della domanda di Gnl ed elevata sensibilità ai prezzi in Asia".

Un dato mai abbastanza sottolineato è quello della "diminuzione del consumo di gas in Europa". Tutto questo mentre "una serie pluriennale di investimenti di capitale globali in alternative energetiche competitive in termini di costi minerà la crescita della domanda globale di Gnl nei prossimi anni".

La contrazione prevista del 10% della domanda di gas in Europa è scesa fino al 20% nel trimestre finale dell'anno per effetto delle svolte politiche imposte dall'Unione Europea. In prospettiva, la natura di "ponte" del gas naturale è sempre più rivolto alla parte finale del percorso della transizione, ovvero a una graduale riconversione delle infrastrutture a uso duale come le reti funzionali all'idrogeno per fini strategici rivolti alla transizione. Il gas è ponte ma sempre meno necessario, in una prospettiva storica di 5-10 anni, e questo mette in discussione la prospettiva che l'investimento massiccio in Gnl per costruire un hub euro-mediterraneo sia funzionale.

Le ricerche dell'istituto sottolineano poi che nel 2030 la domanda di gas in Europa potrebbe calare indicativamente del 35-40% complessivo rispetto al picco massimo toccato nel 2019. La scommessa del Gnl a lungo termine in cui è incardinata la possibilità di diversificazione insita nel "Piano Mattei" rischia di scontrarsi con la realtà E per Roma, alla luce dei dati Ieefa, è con ogni probabilità più utile pensare alle reti strategiche di matrice infrastrutturale più tradizionale, come i gasdotti e le infrastrutture di governo dei flussi per ibridare l'innovazione tecnologica alla rivoluzione energetica.

La "neutralità tecnologica" invocata dall'Italia in altri settori, dall'edilizia all'automobile, può e deve valere anche per il ponte tra fossili e carburanti di nuova generazione del sistema energetico. Tra l'idea di utilizzare il gas come ponte per diversificare e decarbonizzare ottimamente in campo rinnovabili, che è sacrosanta, e quella di pensare di tenere fino alla compiuta transizione la stessa capacità di importazione energetica dei tempi in cui la domanda era ai massimi, passano miliardi di euro di investimenti. Rivolti, ad esempio, ai rigassificatori di cui l'Italia ha dichiarato di aver bisogno ma che potrebbero essere obsoleti per le mutate dinamiche di mercato.

Mettendo a rischio la base stessa del "piano Mattei": l'autonomia energetica in un quadro di efficienza.

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