La crescita economica della Cina non si ferma e supera le aspettative. Nei primi tre trimestri del 2023, si registra un aumento del 5.2% del Pil su base annua. Secondo Sheng Laiyun, vicecapo dell'Agenzia nazionale di Statistica, questo pone basi solide per il raggiungimento dell'obiettivo di un'espansione annuale pari al 5%.
La sua affermazione è confermata anche dal Fondo monetario internazionale in un rapporto di mercoledì 18 ottobre. Sheng Laiyun, inoltre, sottolinea la riduzione del tasso di disoccupazione nelle aree urbane, sceso di 0.2 punti a settembre, e lo considera “un indicatore molto importante della ripresa economica, che indica un cambiamento positivo”. L'analista pone l'accento anche su altri indici macroeconomici, come il commercio estero, la vitalità del mercato e le aspettative delle imprese, tutti segnali che mostrano una forte resilienza, il potenziale e la vitalità dell'economia cinese.
Nel terzo trimestre, l’aumento del prodotto interno lordo del 4.9% supera anche le previsioni degli esperti, che si aspettavano una crescita del 4.4%. “La ripresa della Cina sta riprendendo piede con maggiore sicurezza, soprattutto grazie agli acquisti dei consumatori durante l'estate e a una produzione industriale più forte del previsto”, commenta Bruce Pang, responsabile della ricerca di Jll Greater China.
L’economista spiega anche che sono necessarie politiche fiscali e industriali per mantenere la ripresa sulla strada giusta, non stimoli monetari. Aggiunge anche che il sostegno a queste misure dovrebbe avvenire “in modo graduale e costante”. Da gennaio a settembre, gli investimenti a capitale fisso registrano un aumento del 3.1% su base annua. Nello stesso periodo, si assiste ad una crescita sia della produzione industriale a valore aggiunto, pari al 4%, sia della vendita di beni di consumo al dettaglio (+6.8%).
Nel terzo trimestre del 2023, inoltre, Pechino punta all’espansione della domanda e al rafforzamento della fiducia dei cittadini nel mercato, con varie misure che comprendono il taglio dei coefficienti di riserva obbligatoria, ridotto dello 0,25 punti percentuali per le istituzioni finanziarie in modo da aumentare la liquidità, e l’allentamento delle restrizioni sul mercato immobiliare.
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