La Cina pronta a colpire i Suv europei

Pechino mette nel mirino le auto oltre i 2,5 litri. Nei guai anche berline e sportive

La Cina pronta a colpire i Suv europei
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È sempre più guerra commerciale tra Unione europea e Cina. Introdotti pesanti dazi, nonostante qualche limatura, sulle vetture elettriche prodotte sotto la Muraglia, per tutta risposta da Pechino sta per piombare una maxi tegola sull’importazione in quel Paese di auto europee di grossa cilindrata (oltre i 2,5 litri). Il provvedimento, di cui se ne saprà di più molto presto, andrebbe ad aggiungersi ai prodotti a base di formaggio, panna e latte in arrivo dall’Unione europea sui quali sono in corso indagini anti-sovvenzioni, oltre a quelle anti-dumping già attive su carne di maiale e brandy.

Il 20 agosto scorso, la Commissione Ue, nel varare gli sconticini sui dazi alle auto elettriche (le nuove percentuali, a cui si deve aggiungere il 10% di tassazione vigente, vanno dal 17% al 36,3%) si era data tempo fino al 30 del mese affinché le parti in causa presentassero obiezioni. Ma la Cina è subito partita lancia in resta dopo che i recenti avvertimenti erano caduti pressoché nel vuoto. Entro il 30 ottobre, da parte Ue sarà presa la decisione finale. A Pechino sono così state avviate riunioni da parte del ministero del Commercio con esperti e operatori del settore per decidere l’innalzamento dell’aliquota tariffaria sulle auto importate con motori di grossa cilindrata, colpendo in questo modo i segmenti premium e luxury delle gamme europee. In proposito, la stangata in vista su un comparto che vale per l’Ue oltre 20 miliardi di dollari, andrebbe a penalizzare soprattutto i big tedeschi le cui esportazioni di veicoli di alta cilindrata hanno raggiunto, nel 2023, un valore di 1,2 miliardi di dollari. E sempre la Germania (Berlino pesa per il 36% dell’import delle auto finite nel mirino), con le sue rimostranze ovviamente interessate, non è riuscita a evitare che Bruxelles prendesse la decisione anti-Cina. Pechino, sicuramente, non ha apprezzato ed è arrivata la reazione. Il Suv GLE Class e la berlina S Class di Mercedes-Benz, insieme al Suv Cayenne di Porsche, sono i tre modelli importati più richiesti dai ricchi cinesi. Ma anche la Slovacchia ha nella Cina uno sbocco importante per il proprio business, essendo il quarto fornitore di vetture oltre i 2.5 litri di cilindrata e il secondo nell’Ue.

E le ricadute sull’Italia? Per Automobili Lamborghini la Cina figura come terzo mercato mondiale, mentre la strategia di Benedetto Vigna, ad di Ferrari, prevede che quell’area non vada oltre il 10% delle consegne complessive, allo scopo di dare tempo ai potenziali clienti di apprezzare e conoscere sempre di più l’evoluzione del Cavallino rampante. Inoltre, proprio a causa degli attuali dazi, le vendite delle supercar di Maranello su quel mercato finiscono per diluire i margini. Diverso il discorso per Maserati, unico marchio luxury del gruppo Stellantis, tra l’altro in sofferenza. La gamma del Tridente ha sempre avuto in quello cinese un mercato importante, anche se ora non più come una volta.

L’offerta endotermica di Maserati prevede soprattutto vetture che rientrano nella stangata in arrivo, tra Grecale, GranTurismo, GranCabrio e MC20 con i loro V6 3.0.

Nessuna reazione ai propositi sempre più bellicosi di Pechino è al momento arrivata da Acea, l’Associazione dei costruttori europei di veicoli, al cui vertice siede l’italiano Luca De Meo.

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