Adesso arriva Quota 102. Ma scatta lo scippo sull'assegno

Domani governo e sindacati apriranno un tavolo in cui si lavorerà a una riforma delle pensioni. Tra le misure al vaglio, il superamento di Quota 100

Adesso arriva Quota 102. Ma scatta lo scippo sull'assegno

I giallorossi si trovano di fronte a una riforma che sta molto a cuore ai lavoratori: quella delle pensioni. Si fanno avanti varie ipotesi. Si cerca una soluzione che possa accontentare i più. Soprattutto quegli italiani che non riusciranno a ritirarsi dal lavoro con Quota 100, in scadenza il prossimo anno. Una delle variabili prese in esame si chiama Quota 102. E si tratta di un meccanismo per andare in pensione prima, leggasi flessibilità in uscita. Domani tecnici e rappresentanti politici dell’esecutivo incontreranno i sindacati per un primo confronto sul dossier previdenziale.

Al centro del dibattito il tema del superamento di Quota 100. Fra un anno arriva, infatti, lo stop al meccanismo sperimentale voluto fortemente da Matteo Salvini che attualmente consente di andare a riposo con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi. Qualcosa che rischia di produrre effetti devastanti (uno scalone di ben 5 anni) nei confronti di chi non potrà andare in pensione sfruttando questa finestra e dovrà invece attendere il compimento dei 67 anni. Così come previsto dalla Legge Fornero introdotta in Italia nel 2012 dal governo Monti.

Il premier Giuseppe Conte e compagni pensano a varie soluzioni e la preferita consiste nel consentire, dal 2022, a chi lo desidera, l’uscita anticipata a 64 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi (da qui la denominazione Quota 102), accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996 dalla riforma Dini) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Cioè l’orizzonte ordinario della pensione.

La riforma previdenziale interesserebbe circa 150mila persone all’anno (in aggiunta alle 350mila che normalmente vanno a riposo), che potrebbero così lasciare il lavoro con 3 anni di anticipo rinunciando in media al 5% del trattamento che maturerebbero andando in pensione al raggiungimento degli attuali requisiti di legge. L’uso di Quota 102 potrebbe essere duplice. Questo meccanismo potrebbe, infatti, divenire anche uno strumento da utilizzare insieme agli ammortizzatori sociali nella gestione delle crisi aziendali dei prossimi mesi, soprattutto dopo che sarà stato spento l’attuale stop ai licenziamenti introdotto in piena pandemia.

Analizziamo ora i costi di questa misura. Qual è il "prezzo" di Quota 102 per lo Stato è presto detto. Si parla di circa 8 miliardi di euro, secondo i tecnici. Anche se occorre specificare che si tratterebbe di un flusso in uscita "per competenza" e non per cassa, destinato a diminuire nel corso degli anni a venire. Dal punto di vista della cassa, in effetti, le uscite sarebbero pari a zero. I pensionati, infatti, si vedrebbero tagliare i trattamenti. Mentre il capitolo competenza crescerebbe visto che ci sarebbe un aumento del numero dei pensionati.

Ma Quota 102 non è l’unica opzione al vaglio del governo. Resta aperta l'opzione Quota 41. I sindacati ritengono che chi ha raggiunto quel livello di contribuzione debba andare in pensione a prescindere dall’età.

Oggi questa scelta è possibile solo per i lavoratori precoci che all’età di 19 anni avevano alle spalle almeno un anno di contributi versati. Solo il tempo riuscirà a chiarire le prospettive di questa riforma.

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