Cambia il clima, aumenta la fragilità dei territori e di conseguenza cresce l'esposizione al rischio di danni per le attività agricole, e di conseguenza per tutta la filiera agro-industriale. Secondo i dati dell'Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da un quadro meteoclimatico particolarmente avverso anche in Italia: il 2020 ha visto un aumento della temperatura media nazionale (+1,04°C rispetto alla media 1981-2010); si sono susseguiti episodi di siccità in primavera (come in questo 2022, fino a tutto il mese di maggio) e in autunno; precipitazioni abbondanti soprattutto all'inizio della stagione invernale; fenomeni di gelo tardivo tra marzo e aprile (ancora una volta la conferma in questo 2022); mentre nel 2021, oltre a essere stata confermata una temperatura media annua superiore alla norma, si sono verificate gelate tardive significative, siccità nel periodo primaverile-estivo, grandinate e vento forte con intensità differente a livello territoriale.
Recentemente Coldiretti ha evidenziato come nel 2021 l'attività agricola è stata sconvolta dall'andamento climatico anomalo e ha stimato in oltre 2 miliardi i danni solo computando quelli consumati direttamente nelle campagne, senza considerare quindi gli effetti sull'indotto della filiera.
Ce ne sarebbe abbastanza per immaginare la necessità di coprirsi con polizze assicurative ad hoc, a fronte di questa rischiosità crescente. Eppure, il numero di aziende assicurate resta relativamente contenuto - complessivamente circa 74.000 unità a fronte di più di 770.000 aziende agricole beneficiarie di pagamenti della Pac (la politica agricola Ue) - come rilevato da Ismea, mentre gli ettari coperti da polizze contro i rischi meteo-climatici e sanitari sono arrivati a rappresentare, nel 2020, poco più del 10% della superficie in produzione dell'agricoltura.
La sottoassicurazione che si registra anche nel settore agricolo si sa che l'Italia è purtroppo un Paese generalmente poco propenso ad assicurarsi contro i rischi finisce per minare uno dei comparti produttivi più importanti. Il sistema agro-alimentare italiano è uno dei cardini dell'economia nazionale. Dall'analisi dell'Annuario dell'agricoltura italiana 2019 del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) emerge che l'intero sistema agro-alimentare valeva oltre 522 miliardi considerando tutte le sue componenti (agricoltura, agroindustria, servizi legati al cibo), pari a oltre il 15% del Pil italiano, come media degli ultimi anni. Il sistema agro-alimentare italiano rappresenta, inoltre, il vero motore delle esportazioni raggiungendo, nel 2021, un valore di 52 miliardi di euro (+11% rispetto al 2020).
In considerazione della rilevanza strategica che il settore agricolo riveste nel nostro Paese, il sistema pubblico destina in favore dell'agricoltura dei contributi pubblici volti proprio ad incentivare il ricorso a strumenti di gestione del rischio da parte degli agricoltori. Se questi ultimi decidono di assicurarsi, possono ottenere un contributo pubblico fino al 70% del costo della polizza, se la copertura assicurativa rispetta determinate condizioni fissate dal Piano di gestione del rischio emanato annualmente dal ministero delle Politiche agricole e forestali.
Ma si tratta di agevolazioni che impongono una forte rigidità nella formulazione delle polizze. Il sistema delle agevolazioni è agganciato a coperture assicurative che prevedono combinazioni di rischio prefissate. Una situazione che - anche in considerazione della crescente ottica customer oriented che potrebbe contribuire ad avvicinare sempre di più i cittadini allo strumento assicurativo - risulta eccessivamente rigida e non sempre corrispondente alle concrete preferenze degli agricoltori. E infatti, nonostante i contributi pubblici le coperture assicurative agevolate crescono di poco: secondo le stime Ismea il 2021 ha fatto registrare una crescita del 5% dei valori assicurati. Sono risultate in crescita anche le superfici assicurate (+2,2% rispetto al 2020), per un ammontare di oltre 1,2 milioni di ettari, e il numero di polizze sottoscritte per le colture vegetali (che ha registrato un +0,7%).
Un'offerta meno vincolata e più libera consentirebbe alle compagnie di modulare le coperture in base alle effettive necessità degli agricoltori e incentiverebbe questi ultimi a coprirsi anche contro rischi ad oggi non coperti, permettendogli in tal modo di godere di una maggiore protezione. Al contempo questa diversificazione del rischio consentirebbe al settore di sviluppare un'offerta più completa.
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