Ai sindacati Banco Bpm non bastano gli aumenti

Le sigle criticano Castagna per il taglio al premio ma la loro busta paga sarà la più alta di sempre

Ai sindacati Banco Bpm non bastano gli aumenti
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Volano parole grosse in Piazza Meda. I sindacati bancari, infatti, non hanno preso bene la proposta di un premio di produzione di 1.500 euro, una cifra inferiore del 25% di quanto offerto lo scorso anno. E così Giuseppe Castagna (in foto), amministratore delegato di Banco Bpm, è diventato «lo smemorato di Piazza Meda» che guadagna come «circa 100 dei suoi collaboratori» e che nel 2023, dato il raggiungimento di tutti gli obiettivi, incasserà «la miserevole cifra di 2,9 milioni annui» (nessun riferimento invece al fatto che Castagna è tra i banchieri che guadagnano meno nel Paese). L'attacco, francamente sorprendente, è a firma dei delegati di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin, che compongono il coordinamento del gruppo, secondo i quali il manager «dimentica troppo in fretta riconoscenza e gratitudine». Insomma, alle sigle dei bancari non è bastato il super aumento salariale da 435 euro, cifra ottenuta dal rinnovo del contratto dei bancari a valle delle trattative con l'Abi, solo un mese fa. A dicembre, tra aumenti e arretrati per mancato rinnovo, incasseranno la busta paga più alta di sempre. Evidentemente l'appetito vien mangiando e ora alzano il prezzo. Secondo loro, l'istituto avrebbe dovuto elargire un altro robusto premio in busta paga ai dipendenti, anche perché - come le altre banche - si è salvato in extremis dalla tassa sugli extraprofitti ricorrendo alla scelta della patrimonializzazione. Evidentemente ai sindacati poco importa che l'opzione di meglio patrimonializzare il loro istituto, peraltro legittima, è anzitutto a garanzia del loro stipendio.

La chiosa della nota lascia basiti per i toni a dir poco minacciosi generalmente estranei alle relazioni aziendali: «Caro dottor Castagna, il tempo della gestione del piano industriale unitamente alle organizzazioni sindacali è dietro l'angolo».

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