L'accordo che sta per materializzarsi a Bruxelles ridimensiona le aspettative dell'Italia e accontenta le richieste dei Paesi frugali, Olanda in testa. Sono tanti gli aspetti che penalizzano Roma, a cominciare dall'entità dei prestiti, superiore a quella delle sovvenzioni, e dal periodo esatto in cui saranno disponibili i fondi concessi da Bruxelles.
L'operato di Giuseppe Conte è chiamato a fare i conti con la realtà. Una realtà che smaschera le belle parole usate dal premier e dagli esponenti del governo giallorosso per riferirsi a un piano di aiuti che lascia il Belpaese con l'amaro in bocca.
L'attacco della Lega
La Lega ha fatto notare tre importanti criticità. Innanzitutto non ci sono i 500 miliardi a fondo perduto, descritti a maggio da Conte come "primo passo" per superare l'emergenza economica provocata dal Covid.
L'ultima bozza proposta dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, parla di 750 miliardi complessivi: 390 di sovvenzioni e 360 di prestiti. Per quanto riguarda l'Italia, sul piatto dovrebbero esserci 209 miliardi, 127 dei quali sotto forma di prestiti da restituire e soli 82 miliardi a fondo perduto.
Le criticità del Recovery Fund
Al netto delle modifiche tra prestiti e sovvenzioni, la somma finale deve essere ripartita tra tutti i Paesi. Come se non bastasse la "potenza di fuoco", fa notare ancora la Lega, è "spalmata su 4 anni, con i primi soldi a partire dal 2021" e da compensare "con quanto già l'Italia versa all'Europa (15 miliardi all'anno)". Restano, infine, troppi vincoli e ricatti cui far fronte.
Dalla Lega, insomma, non filtra certo soddisfazione. "La parte in prestiti andrà restituita, ma anche la parte in sussidi cosiddetti a fondo perduto sarà restituita con il nostro contributo al bilancio europeo e con nuove tasse come la plastic tax", fanno sapere dal Carroccio.
"Chi parla di soldi regalati non sa quello che dice - rilevano infine dalla Lega - A qualsiasi titolo arriveranno, andranno restituiti fino all'ultimo centesimo dai prossimi governi. E non saremo liberi di spenderli secondo le necessità degli italiani".
Tajani contro i Paesi frugali
Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ospite a Quarta Repubblica su Rete4, ha spiegato che in Europa servirebbe il voto a maggioranza, "altrimenti singoli piccoli Paesi possono bloccare intere trattative".
Chiaro il riferimento ai cosiddetti frugali, che tornano poco dopo nelle parole dello stesso Tajani. "L'Europa è competitiva se è unita. Alcuni Paesi stanno lottando anche per difendere i loro privilegi come i "rebates": per continuare a versare meno di quanto dovrebbero nel bilancio comunitario", ha aggiunto.
Secondo il vicepresidente di Fi, "Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia hanno reagito contro la Germania. Questa volta - ha detto - Merkel aveva tutto l'interesse ad avere un'Europa unita, anche per tutelare l'interesse della Germania: senza l'industria Italiana, quella tedesca non è in grado di andare avanti".
In ogni caso "il Recovery fund
è un progetto voluto soprattutto dal Partito popolare europeo. Credo in un'Europa politicamente forte che sappia confrontarsi con Russia, Cina, USA e con tutte le altre grandi potenze", ha concluso Tajani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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