Nuovo grido d'allarme per il sistema moda. Dopo il tavolo ministeriale e il faro di Federazione moda Italia-Confcommercio, la Confindustria di settore parla di una crisi «dalle vette inesplorate» e, pur apprezzando l'impegno del governo per far fronte alle emergenze del breve periodo, chiede di fare di più «per sostenere le aziende e salvaguardare know-how e posti di lavoro».
«Il nostro comparto, composto da circa 11.500 aziende per un fatturato complessivo pari a circa 33 miliardi di euro l'anno, vive un momento complesso spiega Claudia Sequi (in foto), presidente di Assopellettieri e intervenuta in rappresentanza di Confindustria Moda - Oggi gli oneri finanziari per molte imprese sono diventati insostenibili e la crisi in atto ha determinato un deterioramento del ciclo del capitale circolante. Questa situazione sta soffocando le imprese e, unita a un contesto geopolitico difficile, sta rischiando di farci perdere quel manifatturiero di cui andiamo giustamente fieri».
Nei primi 4 mesi dell'anno, il comparto accessori moda ha registrato un calo dell'export del 7,9%. Per la federazione è inoltre da escludere una ripartenza nel breve periodo: le anticipazioni di Istat relative al mondo della pelle mostrano in maggio una nuova sensibile diminuzione delle vendite all'estero (nell'ordine del -10% su maggio 2023) che potrebbe portare il cumulato dei primi 5 mesi attorno al -8,5% sul periodo gennaio-maggio dello scorso anno. Da registrare anche il forte ricorso alla cassa integrazione, salita del 138,5% (18 milioni di ore contro i 7,5 milioni di gennaio-giugno 2023). Secondo Confindustria, i livelli attuali risultano 4 volte e mezzo superiori a quelli pre-pandemia di gennaio-giugno (+351,1%) e del 15,4% rispetto a quelli dei primi sei mesi del 2010, durante la grande crisi economica mondiale.
Anche per questo, di là delle misure di emergenza, il presidente di Smi, Sergio Tamborini, intervenendo martedì all'incontro del Tavolo della Moda, ha avvisato che la necessità per il settore è quella di una politica industriale che lavori su una prospettiva dei prossimi 10-15 anni.
La crisi del sistema moda è sul tavolo del governo che «assicura insieme all'Abi la rimodulazione dei prestiti bancari, garantito alle imprese del settore l'utilizzo a pieno delle risorse per gli ammortizzatori sociali e introdotto una misura saldo e stralcio in
merito all'annosa questione dei crediti di imposta», ha spiegato il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, spiegando di lavorare, in parallelo, alla promozione sui mercati internazionali di tutto il settore.
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