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Auto, dai chip danni per 180 miliardi

L'analisi di AlixPartners: "Quest'anno nel mondo 7,7 milioni di veicoli in meno"

Auto, dai chip danni per 180 miliardi

Fino a non tanto tempo fa, per dare un pizzico di positività agli addetti ai lavori, bisognava guardare il confronto delle vendite di auto tra l'anno in corso e il 2020. Il rapporto con il 2019, l'anno pre-pandemia, infatti, palesava in tutta la sua drammaticità la situazione del mercato. Ora, invece, la crisi dei chip incide sempre più pesantemente sui dati correnti. E così, in Italia, lo scorso settembre le immatricolazioni, rispetto all'anno prima, hanno segnato un -32,7% (Stellantis -41,5%, Volkswagen Group -32,9%, Groupe Renault -24,5%), una perdita generale addirittura superiore rispetto allo stesso mese del 2019: -26,2%.

La responsabilità di questo crollo è da addebitare soprattutto alla carenza di chip che porta ai blocchi della produzione e ai conseguenti ritardi nelle consegne. Anche l'usato, fresco di incentivi (40 milioni) per gli acquisti con rottamazione, soffre parecchio.

La società di consulenza globale AlixPartners, in proposito, ha appena rivisto le stime dell'impatto sull'industria dell'auto derivanti dalla carenza di semiconduttori e dalla elevata tensione della catena di fornitura di componenti. Ebbene, nel 2021 il settore produrrà 7,7 milioni di veicoli in meno a causa di questi fermi delle fabbriche, in marcato aumento rispetto alla previsione dello scorso maggio (3,9 milioni). E tale perdita è valorizzabile in circa 210 miliardi di dollari (180,3 miliardi di euro) per l'industria automobilistica globale. Spiega Dario Duse, managing director di AlixPartners per l'Italia: «Invece di attenuarsi, la crisi dei semiconduttori è stata esacerbata da ulteriori criticità in Malesia e problemi persistenti in altri Paesi, che si sono innestati su una catena di fornitura già in tensione a causa delle repentine variazioni di volumi legate al Covid-19 nonché ad altre disruption che l'industria automobilistica sta affrontando: forte aumento dei costi delle materie prime, ulteriore accelerazione dell'elettrificazione, tensioni geopolitiche. Con volumi di vendita attesi per circa 83 milioni di veicoli, contro volumi di produzione a circa 77 milioni e una supply chain già in tensione, oggi non ci sono più ammortizzatori nell'industria quando si tratta di produrre veicoli o ottenere materiali e componenti».

Nel sottolineare la gravità della situazione, Duse mette in guardia i costruttori: «Qualsiasi carenza o interruzione della produzione colpisce direttamente le aziende di tutto il mondo, mentre gli impatti sono trasmessi direttamente alla vendita. I produttori e i loro fornitori non possono commettere errori in questo momento; devono calcolare ogni alternativa e, quindi, assicurarsi di scegliere solo le migliori opzioni». Colpa della mancanza di chip (il lockdown ha determinato l'impennata della domanda di Pc, tablet e smartphone, tutti prodotti che impiegano numeri rilevanti di semiconduttori), ma anche la continua navigazione a vista del governo in tema di sostegni al settore.

«Le limitate risorse da poco recuperate per l'Ecobonus - evidenzia Adolfo De Stefani Cosentino (Federauto) - sono state azzerate in un paio di giorni, riproponendo il rischio di una battuta d'arresto per le vendite di veicoli elettrici e ibridi ricaricabili».

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