La tempesta è arrivata. Gli investitori hanno punito sonoramente le azioni delle case automobilistiche, reduci da una serie di riscontri deludenti per quanto concerne le trimestrali. Quella appena passata è stata una settimana da dimenticare per il settore auto e i ribassi in Piazza Affari sono stati fragorosi. Considerando la franco-italiana Stellantis e le altre tre big del settore quotate a Wall Street Ford, Gm e Tesla - il tonfo medio è stato del 12% nelle ultime cinque sedute, spazzando via 80 miliardi di dollari di valore di mercato. Settimana difficile per tutta la galassia Agnelli: Iveco è crollata di oltre il 20%, Stellantis del 13% e la cassaforte Exor è arretrata del 3% ad Amsterdam. Unica a limitare i danni è stata Ferrari (-0,8%) che ancora non ha diffuso i conti. Complessivamente, le società quotate che fanno capo alla famiglia Agnelli hanno bruciato 9 miliardi in termini di capitalizzazione. E in trasparenza, gli eredi dell'Avvocato hanno così visto andare in fumo circa 700 milioni.
Il mercato auto sta vivendo una fase critica. Dopo le strozzature dell'offerta nel periodo post Covid, con i costruttori non in grado di soddisfare la repentina risalita della domanda, adesso la situazione si è capovolta. La domanda ristagna in Europa e negli Stati Uniti con crescenti scorte di veicoli invenduti. Quello che emerge con forza su entrambe le sponde dell'oceano è che la svolta verso l'elettrico sta procedendo molto più a rilento di quanto previsto. E questo nonostante la forbice di prezzo con le auto termiche si stia riducendo. Al punto che un recente studio di iSeeCars ha mostrato che le vetture elettriche usate, negli Usa, oggi costano meno di quelle a benzina. Ma nonostante questo storico sorpasso la richiesta di auto a batteria fatica a decollare. Lo sa bene Ford che è stata bastonata a Wall Street con un crollo del 18% nella seduta del 25 luglio - la peggiore dal 2009 - dopo aver diffuso deboli utili trimestrali a causa di spese-extra per richiami di auto e camion, e del buco legato alla divisione «Model E», quella che raggruppa i veicoli elettrici e che ha perso 2,5 miliardi in sei mesi. Una cifra monstre che si traduce in quasi 50mila dollari di rosso su ogni veicolo elettrico venduto. Sull'intero 2024 la perdita è vista lievitare a 5,5 miliardi. L'altra big di Detroit, General Motors, ha posticipato nuovamente la costruzione del secondo stabilimento Usa per la produzione di camion elettrici e l'ad Mary Barra ha ammesso che l'obiettivo di un milione di veicoli elettrici prodotti nel 2025 non verrà centrato a causa della domanda inferiore a quanto preventivato. La stessa Tesla, leader della rivoluzione Ev (Electric vehicle), ha visto ricavi e margini arretrare complici i ripetuti tagli dei prezzi dei suoi modelli al fine di fronteggiare il rallentamento delle vendite e la crescente concorrenza in Cina.
Anche in Europa gli ingenti investimenti sull'elettrificazione non stanno dando i riscontri sperati. Mercedes-Benz, che ha riportato un calo del 17% delle vendite nella divisione Ev, ha ridimensionato i piani sull'elettrico per investire sulla redditizia gamma di auto termiche. Un cambio di paradigma non isolato, con la stessa Stellantis che ha annunciato un maggiore focus sulle auto ibride, quelle più richieste, arrivando a 36 modelli entro il 2026 mentre però gli impianti italiani restano in forte difficoltà.
Guardando al futuro i fattori di incertezza rimangono tutti in campo, anche perché la voglia di elettrico vacilla in parte anche tra chi era già passato alle e-car.
Dal rapporto Mobility Consumer Pulse 2024 condotto da McKinsey emerge che a livello globale il 29% dei possessori di auto elettriche esprime la volontà di tornare a una macchina a benzina o diesel. Negli Stati Uniti la percentuale arriva addirittura al 46%, con i disagi legati alla ricarica che spesso viene indicato come il motivo principale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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