Autogol di Crt, commissario alle porte

Contro gli inviti di Giorgetti, il 51% dei consiglieri nomina Poggi nuovo presidente

Autogol di Crt, commissario alle porte
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La Fondazione Crt tira dritto e snobbando la moral suasion del Tesoro, che aveva auspicato una proroga del consiglio di indirizzo, va al voto e nomina presidente la giurista Anna Maria Poggi. Un autogol che avvicina il commissariamento poiché, di fatto, la mossa è risuonata in Via XX Settembre come uno sfida diretto al ministro Giorgetti.

Così, nonostante il formale atteggiamento conciliante della neo eletta, trapela che il Tesoro non si farà minimamente influenzare nella propria attività di vigilanza decidendo in base alle proprie valutazioni. «La votazione non vuole essere di contrapposizione al Mef», si è affrettata a spiegare ieri Poggi dopo essere stata eletta, «ma solo un passaggio con cui la Fondazione ha voluto dire fortifichiamo le relazioni col ministero attraverso una presidenza voluta dal Consiglio d'Indirizzo. Qualunque altra lettura non ha conferma», ha spiegato arrampicandosi sugli specchi e nel tentativo di arginare l'ondata di critiche che l'iniziativa certamente susciterà.

Commissari più vicini dunque? Lo strappo può effettivamente aver accelerato i tempi, soprattutto alla luce del fatto che l'elezione di Poggi non è stata, nei numeri, molto chiara. Secondo quanto risulta al Giornale, «la neo eletta ha ricevuto 13 voti su 21 elettori, ma i votanti di fatto sono stati 16 tra assenti e schede bianche. Un conteggio che porta a pensare che almeno uno degli indagati abbia votato - precisa una fonte - o che Poggi si sia autovotata con assai scarsa eleganza». A conti fatti, in ogni caso, la votazione è stata appena espressione del 51% degli aventi diritto. Ed è palese che la presenza degli ispettori in Fondazione non è stata considerata un motivo adeguato per giustificare un nuovo rinvio, così come non lo è la doppia inchiesta della magistratura con i sette avvisi di garanzia ad altrettanti consiglieri. Poggi dunque succede a Fabrizio Palenzona, che si era dimesso in polemica con alcuni consiglieri il 23 aprile, denunciando un «patto occulto» all'interno dell'ente per condizionarne la governance che sempre più sembra essere concreto.

Durante la conferenza stampa che è seguita al voto, con assai poco faire Poggi ha detto anche la sua in merito al commissariamento: «È generico dire arriva un commissario, dipende dal tipo di eventuali violazioni che gli ispettori dovessero riscontrare. Le gradazioni del commissariamento potrebbero essere diverse». E comunque, ha chiarito, «il Consiglio d'Indirizzo non può essere sciolto, ma solo sospeso per un periodo. Se si sciogliesse tutto chi eleggerebbe chi? Si paralizzerebbe tutto e chissà per quanto tempo». D'altra parte l'inchiesta sarà lunga. Nel capoluogo piemontese i magistrati hanno già individuato l'ipotesi di reato di interferenze illecite sull'assemblea. Per questo un nuovo rinvio del Consiglio per la nomina del nuovo presidente era quasi un atto dovuto.

Sulla possibile nomina del nuovo

segretario generale, Poggi ha risposto: «Finché c'è un'ispezione sarei cauta, non mi azzarderei a una nomina di grande rilievo e grande impatto economico». Il segretario generale ad interim resta quindi Annapaola Venezia.

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