L'inchiostro sul verbale che ha messo nero su bianco il primo taglio dei tassi in quattro anni deve ancora asciugarsi, e già i falchi della Bce si alzano in volo. Come se il 6 giugno scorso la presidente Christine Lagarde non fosse stata un più che adeguato megafono per diffondere l'aria che tira nell'ala dura di Francoforte, ieri diversi esponenti del board hanno lasciato intendere che il mini-ammorbidimento potrebbe essere una misura one shot. Più che di colpo, trattasi di bottarella vista l'entità del calo.
Eppure il governatore della Banca centrale austriaca, Robert Holzmann, ha espresso voto contrario con lo scopo di «mandare un segnale: la Bce non ha ancora vinto l'inflazione». A Holzmann va attribuita la paternità del primo ossimoro in materia di politica monetaria: «Considerarlo come un taglio hawkish suggerisce che agiremo con maggiore cautela in futuro». Per uno che esce alla scoperto, ce n'è un altro come il capo della Bundesbank Joachim Nagel che, dopo aver diretto per mesi la claque anti-taglio, si limita a osservare che all'Eurotower «non stiamo procedendo in automatico quando si tratta di ridurre i tassi». Che è poi lo stesso refrain della connazionale e collega Isabel Schnabel, («non possiamo vincolarci ad un particolare percorso» di politica monetaria), nonché dell'irlandese Gabriel Makhlouf. Che rincara la dose: «Non sappiamo né quanto rapidamente procederà la Bce, né se procederà ancora».
Piccole variazioni su un identico tema che azzerano le possibilità di un altro taglio in luglio e riducono fortemente le chance di una seconda mossa entro dicembre. Benché la Bce sbandieri la propria autonomia, la Fed ne condizionerà le decisioni. Notizia di ieri, gli Usa hanno creato in maggio 272mila posti di lavoro, una cifra superiore alle attese che sembra allungare i tempi per una riduzione dei tassi, a patto che il dato non venga rivisto (come speso succede) al ribasso.
Resta da dire di come certa stampa sia perfettamente sintonizzata sulle onde di Radio Francoforte. Fino al punto da spacciare quella supercazzola del Tpi, il nuovo scudo anti-spread, come la kriptonite che ha tenuto alla larga la speculazione, permettendo di tenere in naftalina i differenziali di rendimento fra Btp e Bund.
Un paracadute talmente efficace, varato da chi mastica così bene la materia («Non siamo qui per chiudere gli spread»: Lagarde, ipse dixit), che non serve a una mazza se hai i conti a posto (e perciò non devi temere attacchi); ma che non si apre, lasciandoti cadere nel vuoto, se fai fatica a rimetterli in ordine.
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