«Né Davide Campari-Milano NV né alcuna delle sue società controllate sono oggetto di indagine da parte dell'autorità». È la linea, concordata con il suo difensore Nerio Diodà, su cui il colosso del Bitter e dell'Aperol si attesta nel pieno del caso che l'ha investito, e che anche ieri ha procurato una nuova caduta del titolo Campari in Borsa (-3,6%).
Le notizie sull'indagine della Procura milanese sulla presunta evasione da 1,2 miliardi realizzata al momento dello spostamento in Olanda della sede sociale, hanno fatto il giro del mondo, come inevitabile trattandosi di un marchio globale. E la holding si rifugia in quelle poche righe: nessuna indagine sulla holding né sulle sue controllate.
Tecnicamente impeccabile, ma la situazione resta tutt'altro che rosea. Perché a essere indagate non sono né Campari né le sue controllate ma - il che è ben peggio - la sua controllante: ovvero Lagfin, la società di diritto lussemburghese che ha in pancia il controllo della NV olandese. Questo rende ancora più chiaro che l'indagine dei pm Enrico Pavone e Bianca Baj Macario investe nel suo complesso il colosso del beverage e le sue strategie finanziarie.
A carico della Lagfin Italian Branch esiste un verbale di constatazione emesso dalla Agenzia delle entrate, il primo passo verso l'apertura formale di un contenzioso tributario. Lo stesso verbale è stato trasmesso dal Nucleo di polizia economia e finanziaria della Guardia di finanza milanese alla Procura come notizia di reato, con una ipotesi di reato specifica: articolo 4 della legge tributaria, «dichiarazione infedele». A venire formalmente denunciati sono stati i due amministratori di Lagfin Italian Branch che hanno firmato le dichiarazioni relative allo spostamento all'estero della sede sociale, ma la stessa Gdf indica come probabili artefici del disegno i fratelli Luca (in foto) e Alessandra Garavoglia, che attraverso le loro società, e al riparo di una serie di schermi fiduciari, controllano la Lagfin NV.
L'operazione sotto tiro è iniziata nel 2018 attraverso una serie di operazioni societarie, con la incorporazione e la fusione in Lagfin della italiana Alicros, e la creazione della Italian Branch di Lagfin. Sono operazioni di cui ora Campari rivendica la regolarità (pur non spiegandone i motivi) ma che richiamano da vicino lo schema seguito dalla Exor della famiglia Agnelli-Elkann e finito a sua volta sotto inchiesta da parte della Procura milanese. Mercoledi il Sole24Ore aveva scritto che agli atti dell'indagine ci sono contatti tra Luca Garavoglia e John Elkann che fornirebbe consigli e istruzioni su come spostare il quartier generale all'estero.
Si apprende che a garantire ai Garavoglia il controllo della cassaforte lussemburghese sarebbe una società fiduciaria torinese controllata a sua volta dalla banca Pictet di Ginevra. La stessa fiduciaria era stata attenzionata dalla Procura di Torino nell'ambito delle prime indagini sull'eredità di Gianni Agnelli.
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