Campari rompe con la tradizione e nomina un top manager esterno. Sarà Simon Hunt (in foto) il nuovo Ceo dopo una fase di incertezza sulla guida del colosso degli alcolici. Hunt subentrerà con l'assemblea del 15 gennaio agli attuali co-Ceo ad interim, Paolo Marchesini e Fabio Di Fede, che hanno guidato la transizione dopo le dimissioni di Matteo Fantacchiotti a settembre. Quest'ultimo aveva lasciato per motivi personali dopo soli cinque mesi, suscitando nel mercato una sensazione di incertezza sul futuro della leadership aziendale. Il presidente di Campari, Luca Garavoglia, ha espresso fiducia nelle capacità di Hunt di condurre il gruppo verso un ulteriore sviluppo. «Sono convinto che le competenze, la personalità, l'energia, la leadership e la determinazione di Simon porteranno Campari Group a nuovi traguardi mentre continuiamo a implementare la nostra strategia di crescita e a evolvere nel nostro nuovo modello operativo della House of Brands», ha dichiarato.
Con una carriera iniziata in Diageo, Hunt ha consolidato la sua reputazione in William Grant & Sons di cui è stato Ceo dal 2016 al 2020, gestendo marchi storici come Glenfiddich e Hendrick's Gin. La recente esperienza come ad di Catalyst Spirits ha ampliato la sua esperienza nel settore premium e nella costruzione di brand destinati a un pubblico giovane. Hunt si è ovviamente dichiarato «onorato ed entusiasta» per la nuova sfida, ma il suo cammino parte in salita.
Dopo la crescita sostenuta post-pandemia, il mercato ha subito una frenata a partire da settembre 2023, con consumi in calo in tutte le categorie e aree geografiche. Il mercato cinese, in particolare, sta mostrando segni di rallentamento, mentre l'incertezza negli Stati Uniti, che rappresentano circa il 40% dei profitti di settore, impone una revisione delle strategie. Sebbene Campari mantenga volumi, prezzi e margini superiori ai livelli pre-Covid, Hunt dovrà sfruttare la sua esperienza per adattare la strategia alle nuove dinamiche, caratterizzate dalle ritorsioni cinesi nei confronti dei brandy importati a fronte dei dazi Ue sulle e-car. Il nuovo Ceo non dovrà comunque ripartire da zero, perché eredita una roadmap ben definita dal suo predecessore Bob Kunze-Concewitz, con focus sull'espansione nei segmenti premium e nei mercati meno volatili. I classici marchi di aperitivi come Aperol e Campari restano i traini del gruppo, ma l'attenzione si sposta sempre più sui prodotti invecchiati, come rum e bourbon, e sulla diversificazione nei cognac (l'acquisizione di Courvoisier è stata strategica in questo senso).
Gli analisti hanno accolto positivamente la nomina.
«Risolve un elemento di incertezza dell'equity story in virtù dello standing del nuovo manager», ha commentato Equita, che raccomanda «buy» sul titolo con un target price di 9,1 euro. Anche la Borsa ha apprezzato: Campari ieri ha chiuso in rialzo del 4,3% a 6,09 euro, anche se le azioni hanno perso il 39,5% dall'inizio dell'anno.
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